Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lady Pink, il rosato docg che arriva dal Taburno
La Campania non è terra di rosati. E probabilmente mai lo diventerà. Negli ultimi 10, 15 anni, tuttavia, si sono moltiplicate le produzioni di vini di questa tipologia. Piccole quantità, tanto per assecondare una tendenza del mercato che registra il crescente gradimento verso prodotti di questo genere. Vini tattici e non strategici dunque: il futuro dell’enologia regionale dipenderà comunque dalla capacità di affermare in ambito globale la tipicità dei tre grandi bianchi (Falanghina, Fiano e Greco) e dei rossi a base di aglianico. Naturalmente, l’aglianico (sempre inteso come vitigno, per questo con la minuscola) è anche la base della maggior parte dei rosati campani. E qui ci si trova di fronte a un bivio. C’è chi preferisce prendere ispirazione dai vini provenzali, dal colore rosa pallido, morbidi e freschi, e chi, invece, pur adoperandosi per smussarne le spigolosità, preferisce mantenere alcune caratteristiche peculiari dell’uva utilizzata. Propendo per quest’ultima strada. Se, come penso, i rosati regionali resteranno vini di nicchia, tanto vale farli spiccare per originalità. Renderli un’alternativa ai francesi e non un’imitazione di modelli comunque inarrivabili. Questo più o meno il ragionamento fatto da Giampiero Rillo, patron delle Cantine Tora, insieme con il suo consulente tecnico Angelo Valentino. Il Lady Pink 2021, in commercio da poco, esprime anche il valore aggiunto della docg Aglianico del Taburno. Il valore intrinseco è espresso, invece, innanzitutto dall’affascinate colore del carapace dell’aragosta, dalla limpidezza e dalla percepibile consistenza. Il bouquet si risolve in una terna aromatica fruttata: fragoline, lamponi, agrumi. Il sorso è abbastanza morbido, fresco, energetico. Buone la persistenza e la coerenza complessiva. Tre bottiglie e mezza, più un’altra mezza per l’originalità. Da abbinare al polpo affogato, alla zuppa di pesce, al pollo alla cacciatora, allo spezzatino di vitello.