Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«De Luca, le parolacce e i toni sfrontati nella mia tesi di laurea che non ha letto»
Marianastasia Letizia: «Ora aspetto che mi inviti a palazzo Santa Lucia»
Qualche giorno fa ha atteso il presidente della Regione Campania all’uscita da un convegno e gli si è avvicinata: «Presidente — gli ha riferito — ho scritto una tesi di laurea su di lei. So che è arrivata sulla sua scrivania: l’ha letta?». Vincenzo De Luca, sorpreso, ha sorriso e le ha risposto che non ne sapeva nulla, altrimenti l’avrebbe sicuramente letta.
La ragazza si chiama Marianastasia Letizia, ha 26 anni, è di Terzigno. Si è laureata alla Federico II in Comunicazione pubblica, sociale e politica, con una tesi dal titolo: «La comunicazione politica durante la crisi pandemica: il caso Vincenzo De Luca». Voto 110 e lode e plauso accademico.
Ha provato anche altre volte
ad avvicinare il presidente della Regione?
«Tempo fa, ma non ho avuto la possibilità di parlargli: era ancora il periodo delle restrizioni Covid. Indossava sempre la mascherina, ho ritenuto non opportuno avvicinarmi».
Come è nata l’idea di scrivere una tesi su De Luca?
«Ascoltavo tutte le sue dirette su Facebook durante la pandemia. Sono rimasta affascinata dal suo linguaggio politico: diretto, sfrontato, condito talvolta anche dall’uso di parolacce. Un linguaggio che lo ha avvicinato alla gente. Nella tesi, di 300 pagine, ho fatto anche un’analisi scientifica delle sue dirette: feedback, commenti, visualizzazioni».
Cosa emerge dall’analisi?
«Una narrazione ricca di simboli, all’interno della quale De Luca diventa l’eroe costretto dal dispiegarsi degli eventi a dover combattere contro tre antagonisti: il virus, il Governo e i cittadini irresponsabili. Le armi in suo possesso sono le ordinanze regionali, che spesso anticipano quelle nazionali. Mentre il suo potere è il logos, la manifestazione del pensiero attraverso quello che lui stesso descrive come “linguaggio della verità”».
Un linguaggio «diretto e sfrontato», citando le sue parole, che De Luca usava però anche prima del Covid.
«Si, ma durante la pandemia ha alzato l’asticella. Prima non aveva questo engagement sui social. Basti pensare alla quantità spropositata di meme che il popolo di internet gli ha dedicato. Oggi tutto questo si è alleggerito. Lui funzionava bene soprattutto durante i picchi della crisi: la gente lo percepiva come una guida».
Adesso com’è cambiata la
percezione social del presidente della Campania?
«Se prima era visto come il “salvatore”, adesso è semplicemente il presidente della Regione. Quella grandiosità si è ridimensionata».
Gli suggerirebbe di cambiare qualcosa della sua comunicazione?
«Il suo atteggiamento sfrontato andava bene in pandemia. Oggi andrebbe limitato, anche se rende la politica più digeribile soprattutto per noi giovani».
C’è qualche altro politico che le piace?
«Giorgia Meloni di cui nonostante non condivida l’orientamento politico mi ricorda molto De Luca, lui sì di destra».
Cosa le piace di Meloni?
«È chiara, non utilizza giri di parole, e ha una dimensione attoriale, cinematografica».
E del presidente De Luca cosa non le piace?
«È salernocentrico, dimentica che Napoli è il centro della Campania e del Mezzogiorno».
Quale consiglio gli darebbe?
«Di leggere la mia tesi».
Progetti per il futuro?
«Vorrei lavorare in politica, occupandomi di sociale, in particolare di criminalità e devianza minorile, materie oggetto del mio dottorato attuale alla Federico II».
Si candiderebbe con De Luca?
«Ovviamente. E il beneficio sarebbe tutto suo, perché sceglierebbe una persona preparata».
Coltiva anche degli hobby?
«Amo la natura, i cani, e fare trekking sul Vesuvio. E poi mi piace zappare la terra con mio nonno».
Ora si aspetta un invito a palazzo Santa Lucia?
«Assolutamente sì. Sono due anni che aspetto. Tra l’altro il dipartimento dove lavoro è a Spaccanapoli, a Santa Lucia ci arrivo a piedi».