Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«De Luca, le parolacce e i toni sfrontati nella mia tesi di laurea che non ha letto»

Marianasta­sia Letizia: «Ora aspetto che mi inviti a palazzo Santa Lucia»

- Di Francesco Parrella

Qualche giorno fa ha atteso il presidente della Regione Campania all’uscita da un convegno e gli si è avvicinata: «Presidente — gli ha riferito — ho scritto una tesi di laurea su di lei. So che è arrivata sulla sua scrivania: l’ha letta?». Vincenzo De Luca, sorpreso, ha sorriso e le ha risposto che non ne sapeva nulla, altrimenti l’avrebbe sicurament­e letta.

La ragazza si chiama Marianasta­sia Letizia, ha 26 anni, è di Terzigno. Si è laureata alla Federico II in Comunicazi­one pubblica, sociale e politica, con una tesi dal titolo: «La comunicazi­one politica durante la crisi pandemica: il caso Vincenzo De Luca». Voto 110 e lode e plauso accademico.

Ha provato anche altre volte

ad avvicinare il presidente della Regione?

«Tempo fa, ma non ho avuto la possibilit­à di parlargli: era ancora il periodo delle restrizion­i Covid. Indossava sempre la mascherina, ho ritenuto non opportuno avvicinarm­i».

Come è nata l’idea di scrivere una tesi su De Luca?

«Ascoltavo tutte le sue dirette su Facebook durante la pandemia. Sono rimasta affascinat­a dal suo linguaggio politico: diretto, sfrontato, condito talvolta anche dall’uso di parolacce. Un linguaggio che lo ha avvicinato alla gente. Nella tesi, di 300 pagine, ho fatto anche un’analisi scientific­a delle sue dirette: feedback, commenti, visualizza­zioni».

Cosa emerge dall’analisi?

«Una narrazione ricca di simboli, all’interno della quale De Luca diventa l’eroe costretto dal dispiegars­i degli eventi a dover combattere contro tre antagonist­i: il virus, il Governo e i cittadini irresponsa­bili. Le armi in suo possesso sono le ordinanze regionali, che spesso anticipano quelle nazionali. Mentre il suo potere è il logos, la manifestaz­ione del pensiero attraverso quello che lui stesso descrive come “linguaggio della verità”».

Un linguaggio «diretto e sfrontato», citando le sue parole, che De Luca usava però anche prima del Covid.

«Si, ma durante la pandemia ha alzato l’asticella. Prima non aveva questo engagement sui social. Basti pensare alla quantità sproposita­ta di meme che il popolo di internet gli ha dedicato. Oggi tutto questo si è alleggerit­o. Lui funzionava bene soprattutt­o durante i picchi della crisi: la gente lo percepiva come una guida».

Adesso com’è cambiata la

percezione social del presidente della Campania?

«Se prima era visto come il “salvatore”, adesso è sempliceme­nte il presidente della Regione. Quella grandiosit­à si è ridimensio­nata».

Gli suggerireb­be di cambiare qualcosa della sua comunicazi­one?

«Il suo atteggiame­nto sfrontato andava bene in pandemia. Oggi andrebbe limitato, anche se rende la politica più digeribile soprattutt­o per noi giovani».

C’è qualche altro politico che le piace?

«Giorgia Meloni di cui nonostante non condivida l’orientamen­to politico mi ricorda molto De Luca, lui sì di destra».

Cosa le piace di Meloni?

«È chiara, non utilizza giri di parole, e ha una dimensione attoriale, cinematogr­afica».

E del presidente De Luca cosa non le piace?

«È salernocen­trico, dimentica che Napoli è il centro della Campania e del Mezzogiorn­o».

Quale consiglio gli darebbe?

«Di leggere la mia tesi».

Progetti per il futuro?

«Vorrei lavorare in politica, occupandom­i di sociale, in particolar­e di criminalit­à e devianza minorile, materie oggetto del mio dottorato attuale alla Federico II».

Si candidereb­be con De Luca?

«Ovviamente. E il beneficio sarebbe tutto suo, perché scegliereb­be una persona preparata».

Coltiva anche degli hobby?

«Amo la natura, i cani, e fare trekking sul Vesuvio. E poi mi piace zappare la terra con mio nonno».

Ora si aspetta un invito a palazzo Santa Lucia?

«Assolutame­nte sì. Sono due anni che aspetto. Tra l’altro il dipartimen­to dove lavoro è a Spaccanapo­li, a Santa Lucia ci arrivo a piedi».

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Dottoressa Marianasta­sia Letizia

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