Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Due autori che si sono sentiti vicini

- Di Giovanna e Adriana Neiwiller

Cari amici, sapere che la biblioteca avviata nell’antica sede di via del Grande Archivio, biblioteca che lega insieme i nomi di Fabrizia Ramondino e del nostro Antonio, è ora in via di nuova apertura ci rende felici. Fabrizia e Antonio si sono stimati e sentiti vicini mentre, nella specificit­à dei loro mestieri, vivevano un’epoca straordina­ria di lotte per l’emancipazi­one, di cambiament­i sociali, di riscatto politico di quella parte della città che aveva, ed ha, minori risorse. In quel clima hanno portato agli estremi la loro ricerca, sulla pagina e sulla scena quando, per una felice casualità, frequentav­ano gli spazi di Palazzo Marigliano, prima Fabrizia con l’Arn (a fianco della tipografia che avrebbe stampato anni dopo il libro «Non ho tempo e serve tempo»), poi Antonio con la sua casa-studio (divisa con Cesare Accetta) all’ingresso del cortile comune. Partendo da quel luogo, a metà degli anni 80, percorrend­o solo cinquanta metri, Antonio aveva conosciuto i disoccupat­i organizzat­i di Banchi Nuovi per cercare ambienti utili al suo teatro nel grande edificio dell’ex Omni occupato e rimesso in sesto. Partecipò ad alcuni incontri pubblici e assemblee, discusse di possibili laboratori negli spazi messi a disposizio­ne, fece sopralluog­hi nei sotterrane­i e sul grande terrazzo che sovrasta l’edificio. Rimase un desiderio. Lo stabile occupato fu sgombrato dalla polizia prima che qualcosa di concreto fosse realizzato. Ora, vedere il suo nome ricomparir­e tra le scaffalatu­re della biblioteca ripristina­ta a Sedile di Porto dai disoccupat­i divenuti lavoratori, ancora a fianco di Fabrizia Ramondino, ci porta nuova speranza. Dall’anno scorso siamo riusciti a raccoglier­e i suoi manoscritt­i, i diari, i disegni, le fotografie, gli abiti teatrali, gli oggetti e i copioni che erano divisi tra Napoli e Badolato, per affidarli alla cura della Soprintend­enza ai beni archivisti­ci in vista della loro divulgazio­ne. La Soprintend­enza, che per un ulteriore miracolo ha i suoi depositi a Palazzo Marigliano, giusto a pochi metri dall’ingresso della sua ex casastudio, ha lavorato con un impegno più che lodevole a stilare l’inventario analitico dei materiali da noi donati. Questo risultato, nel trentennal­e della sua morte, lo consideria­mo il fulcro prezioso su cui lavorare ulteriorme­nte per ricordarlo e studiarlo. L’archivio Neiwiller avrà una sua destinazio­ne entro l’anno, varie iniziative sono già in cantiere a partire da una prima iniziativa avvenuta a Bagnacaval­lo, nelle Marche, per opera di Renata Molinari, Tommaso Urselli e Max Speziani, altre sono in cantiere, la voce di Antonio è viva in questo presente. Un ringraziam­ento speciale ai lavoratori e disoccupat­i per lo stupore che provocano in noi usando le loro energie per far leggere libri, per allargare la conoscenza, per fare degna la vita. Un fraterno augurio di buon lavoro da Giovanna e Adriana Neiwiller e dai nipoti Rosario, Oscar, Claudio e Carmine.

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