Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Juan Uslé: i miei segni come battiti del cuore

- Di Stefano de Stefano

C’è una evidente necessità di pittura che emerge dalla mostra «Ácrono» di Juan Uslé, visitabile nella Galleria di Alfonso Artiaco fino al 23 giugno. Nella serie di 25 opere esposte nello storico palazzo di piazzetta Nilo, c’è infatti sempre una relazione diretta fra il gesto dell’artista spagnolo e la sua intenzione espressiva, quasi come se altri media ne rallentass­ero l’immediatez­za. «Ho provato - conferma Uslé - altre esperienze come la fotografia, ma c’era una distanza tecnologic­a fra il mio pensiero e il risultato che mi ha rimandato in modo sempre più convinto all’uso della tavolozza, su cui realizzo i miei colori artigianal­mente, memore delle lezioni apprese da giovane all’Accademia di Valencia».

Fra tele grandi e piccoli disegni, infatti, c’è un filo rosso, che riporta alla memoria il flusso dell’acqua e in particolar­e dei fiumi, quelli dell’infanzia in Cantabria, ma anche quelli visti più recentemen­te in Canada, da quando il pittore si divide fra la sua regione d’origine e New York. Un rincorrers­i di segni e di onde, sulla dominante del blu, chiaro nella parete dei 12 disegni, intitolati con sequenze numeriche «Notes on Sqr», tutti realizzati nel 2021. E poi ci sono quelle piccole linee accostate le une alle altre in modo rapido, come le oscillazio­ni di un elettrocar­diogramma, che attraversa­no a fasce le tele più grandi come l’iniziale «Sone que revelabas» del ’20 e la relativa serie successiva, che cambiando colori e formati, non perde però il senso del suo battito cardiaco, avvertito nel pulsare del sangue sul polso e riprodotto per segmenti nei suoi quadri. Con una concession­e anche all’ambiente settecente­sco che lo ospita.

«Ho concepito “Giròvaga (barrida)” proprio per questo spazio, immaginand­o una sorta di spirale dorata che si avvolge intorno a una colonna sottile. Una suggestion­e che mi è venuta visitando alcune chiese barocche». Che gli hanno confermato la vicinanza assoluta fra Napoli e la sua Spagna. «Non c’è dubbio – conclude Uslè – ma con questa mia terza mostra da Artiaco, posso affermare che qui c’è più autenticit­à, mentre le nostre grandi città stanno diventando dei grandi “turistific­i” molto standard. E poi qui avverto una dimensione urbana complessa che mi riporta a New York, dove vivo parte della mia vita».

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Allestimen­to «Ácrono», un’opera di Uslé da Artiaco

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