Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sala Assoli, l’«Enigma» di Lucia Romualdi favola contro la guerra
Installazione per immagini, suoni e voce dell’artista
Immaginate dei balconi da cui affacciarsi, in una notte buia interrotta solo dalle luci di una proiezione su due schermi di diverse dimensioni. E al centro dello spazio in basso un pianoforte a coda muto, su cui si riflettono le immagini di due grandi parabole radar. È questo l’ambiente oscuro che Lucia Romualdi, nota artista performer romana (ma con origini napoletane, ci tiene a precisare), ha scelto per allestire il suo straniante «Enigma 33», un’opera multimediale sul concetto di intervallo per voce, suoni e marionette, coprodotta da Casa del Contemporaneo e Studio Trisorio.
Quell’ambiente è la scena di Sala Assoli, che schermata la gradinata, si trasforma così in un largo dei Quartieri – come sottolinea la stessa Romualdi - sbirciato dall’alto della balaustra o attraversato al suo interno per l’ascolto di parole e musica legate a una favola scritta nei campi nazisti fra il 1943 e il 1945. L’autore era un parente dell’artista, che grazie alla voce dell’attore Franco Mazzi e alla fisarmonica spazializzata di Claudio Jacomucci, tra le fate Sapienza, Bellona e Poesia, il mago Merlino e un bambino replicato in tre gemelli (Cultura, Coraggio e Arte), disegna metafore sul potere, sulle leggi razziali, sulla prigionia nazista e sulla Liberazione. Argomenti ai quali Lucia regala il suo personale linguaggio estetico, con quelle sequenze numeriche, apparentemente criptiche, proiettate sulle pareti, e quell’«enigma» del titolo, ovvero il dispositivo elettromeccanico, mascherato da macchina da scrivere, utilizzato dalle forze armate tedesche per messaggi cifrati. Sequenze, qui statiche, che rimandano formalmente alle cifre compilative, ma dinamiche, di Peter Greenaway, contenute per esempio in «Children of Uranium» del 2005. E ancora forme biomeccaniche e acquatiche concepite dall’artista con sagome geometriche e minimali. Perché quella partitura di luce numerale e cinematica, esprime il concetto di pausa applicato alla memoria collettiva, raccontata da pesci-marionette e dalla barca Vagabondo che se ne va per il mare.
Un viaggio ipnotico, vissuto in diretta alla «prima» e da cui lasciarsi sedurre fino a domani, nella sua versione registrata e installativa.