Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Personale ridotto e non formato Pnrr a rischio nei Comuni campani
L’Istat misura la «funzionalità organizzativa» degli enti locali: pesa l’arretratezza digitale
regione con uno degli IFO più bassi d’Italia, riescono a fare peggio solo i Comuni della Calabria e della Sicilia. In Campania, infatti, l’Istat ha registrato un IFO pari a 91,2, nettamente inferiore alla media nazionale che è superiore a 98 e lontanissimo dalle realtà più virtuose come il Friuli-Venezia Giulia (103,9), il Veneto (102,2) e l’Emilia-Romagna (103,4). Un livello così basso viene segnalato dall’Istituto nazionale di statistica come «critico» e mostra una debolezza dei Comuni campani sia dal punto di vista della tenuta finanziaria che da quello delle risorse umane. Debolezze che rappresentano dei veri e propri vincoli strutturali per gli enti locali territoriali della nostra regione.
Il capitale umano
Uno dei punti dolenti è quello del capitale umano. Il blocco del turn over ha reso le nostre pubbliche amministrazioni non solo poco rinnovate e più lente, ma le ha anche svuotate di competenze e professionalità. Il numero di unità lavorative è il più basso d’Italia e la riduzione è stata tra le più alte. Se infatti a livello nazionale si registra una media di riduzioministrazioni ne di personale comunale, nell’ultimo decennio, dell’8%, in Campania si va da un minino del 14,2% ad un massimo del 22,3%. Nel 2011 nella nostra regione gli impiegati comunali erano 40.601, nel 2021 se ne contano 25.922, quasi la metà. Napoli è, ad esempio, tra tutte la città metropolitane, quella con meno impiegati rispetto alla popolazione. Sono 53 gli addetti ogni 10 mila residenti, la metà rispetto a Trieste (110), Bologna (106), Firenze (104), Milano (101). In Campania si registra anche il più alto numero di contratti a tempo determinato nelle pubbliche amcon il record di Lavoratori socialmente utili che rappresentano il 22% del totale nazionale.
Ultimi in digitalizzazione
I Comuni campani fanno registrare performance pessime anche per quel che riguarda la digitalizzazione. La Campania è ultima tra tutte le regioni italiane per gli investimenti in hardware e software negli enti locali, un gap peggiorato con la pandemia. Se infatti il momento critico ha spinto ad accelerare per l’introduzione del lavoro a distanza nella PA e molti Comuni si sono dotati di
Ritardi informatici Tra le cause la ridotta formazione all’ICT, rigidità al cambiamento e poca propensione a fare rete
nuovi software che hanno aumentato la loro capacità digitale, quelli campani non lo hanno fatto a causa della mancanza cronica di fondi. Non è un caso che dai dati Istat emerga come sull’arretratezza digitale dei nostri enti comunali pesi con maggior vigore «la mancanza di risorse finanziarie» che fa registrare valori doppi rispetto a regioni come la Lombardia. Ma hanno inciso anche la ridotta formazione all’ICT dei dipendenti, la rigidità al cambiamento e la poca propensione a fare rete tra le varie strutture. A conti fatti, i dati dell’Istat evidenziano la debolezza cronica dei Comuni campani; una debolezza che mette a rischio la realizzazione dell’intero Pnrr.