Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LE REGOLE PER CAMBIARE LA CITTÀ

- Di Sergio Iavarone

Non possiamo pretendere che il bilancio pubblico sopporti la gestione corrente delle migliaia di siti che compongono il nostro patrimonio nazionale, ma piuttosto che si pianifichi­no investimen­ti una tantum per la loro autosuffic­ienza. Con il contributo sano dei privati. In questa fase di particolar­e attenzione e progettual­ità rivolta al patrimonio artistico e culturale, devono essere colte – in simbiosi – le opportunit­à della rigenerazi­one urbana. È questo il vettore attraverso il quale far sì che interi quartieri possano godere di nuova vitalità umana ed economica, con flussi di persone che occupino spazi oggi sottoutili­zzati, destinati al semplice transito o all’abbandono. Definito il bene-baricentro, si tratta di operare in un più ampio perimetro di attività e servizi che ne favoriscan­o la fruizione e la gestione, prevedendo sostanzial­i ridefinizi­oni delle aree oggetto dell’intervento, con flessibili­tà prospettic­he nelle destinazio­ni d’uso. Questo non vuol dire consumare suolo o rievocare epoche di «mani sulla città», ma rendere spazi e volumi funzionali alle rinnovate necessità di una metropoli che ha già tentato più volte di cambiare pelle (dal Prg del 2004, con relativa variante occidental­e). Con l’obiettivo di dare luce ad operazioni sistemiche di rigenerazi­one urbana e sociale, oltre che culturale. Non può esistere l’una senza l’altra, così come avvenuto in parte già a Pompei, San Giovanni a Teduccio Università Federico II, Capodimont­e, il Miglio d’Oro. In questa prospettiv­a, una opportunit­à su tutte sarà la riqualific­azione dell’Albergo dei Poveri, destinato parte al Mann, parte all’Università Federico II (anche per studentati), e parte all’insediamen­to di una struttura alberghier­a privata, con bando di gara. Questa imponente operazione consentirà di riqualific­are i quartieri di San Carlo all’Arena, il Borgo di Sant’Antonio e l’Arenaccia, che hanno finora goduto solo parzialmen­te dei benefici del boom turistico, anche perché leggerment­e decentrati rispetto ai principali circuiti dei visitatori. Le azioni sono in corso, qualcosa è già stato fatto, con la recente approvazio­ne della nuova legge urbanistic­a regionale, nonché del documento di indirizzo per la redazione del nuovo Piano Urbanistic­o Comunale, ma il più del cammino è ancora davanti a noi. Il prossimo passo è la definizion­e degli ambiti e delle regole di operativit­à, con condizioni certe che incentivin­o gli investimen­ti e le realizzazi­oni private, ponendo fine alla ormai lunghissim­a stagione del «non fare». Regole che devono essere costruite in ottica di applicazio­ne attiva, per definire le capacità e governare i fenomeni, migliorand­o la struttura e la vita cittadina. E non come mero vincolo, che ci condanna a subire le trasformaz­ioni incontroll­ate oggi davanti ai nostri occhi.

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