Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LE REGOLE PER CAMBIARE LA CITTÀ
Non possiamo pretendere che il bilancio pubblico sopporti la gestione corrente delle migliaia di siti che compongono il nostro patrimonio nazionale, ma piuttosto che si pianifichino investimenti una tantum per la loro autosufficienza. Con il contributo sano dei privati. In questa fase di particolare attenzione e progettualità rivolta al patrimonio artistico e culturale, devono essere colte – in simbiosi – le opportunità della rigenerazione urbana. È questo il vettore attraverso il quale far sì che interi quartieri possano godere di nuova vitalità umana ed economica, con flussi di persone che occupino spazi oggi sottoutilizzati, destinati al semplice transito o all’abbandono. Definito il bene-baricentro, si tratta di operare in un più ampio perimetro di attività e servizi che ne favoriscano la fruizione e la gestione, prevedendo sostanziali ridefinizioni delle aree oggetto dell’intervento, con flessibilità prospettiche nelle destinazioni d’uso. Questo non vuol dire consumare suolo o rievocare epoche di «mani sulla città», ma rendere spazi e volumi funzionali alle rinnovate necessità di una metropoli che ha già tentato più volte di cambiare pelle (dal Prg del 2004, con relativa variante occidentale). Con l’obiettivo di dare luce ad operazioni sistemiche di rigenerazione urbana e sociale, oltre che culturale. Non può esistere l’una senza l’altra, così come avvenuto in parte già a Pompei, San Giovanni a Teduccio Università Federico II, Capodimonte, il Miglio d’Oro. In questa prospettiva, una opportunità su tutte sarà la riqualificazione dell’Albergo dei Poveri, destinato parte al Mann, parte all’Università Federico II (anche per studentati), e parte all’insediamento di una struttura alberghiera privata, con bando di gara. Questa imponente operazione consentirà di riqualificare i quartieri di San Carlo all’Arena, il Borgo di Sant’Antonio e l’Arenaccia, che hanno finora goduto solo parzialmente dei benefici del boom turistico, anche perché leggermente decentrati rispetto ai principali circuiti dei visitatori. Le azioni sono in corso, qualcosa è già stato fatto, con la recente approvazione della nuova legge urbanistica regionale, nonché del documento di indirizzo per la redazione del nuovo Piano Urbanistico Comunale, ma il più del cammino è ancora davanti a noi. Il prossimo passo è la definizione degli ambiti e delle regole di operatività, con condizioni certe che incentivino gli investimenti e le realizzazioni private, ponendo fine alla ormai lunghissima stagione del «non fare». Regole che devono essere costruite in ottica di applicazione attiva, per definire le capacità e governare i fenomeni, migliorando la struttura e la vita cittadina. E non come mero vincolo, che ci condanna a subire le trasformazioni incontrollate oggi davanti ai nostri occhi.