Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Stop decontribuzione, schiaffo al Sud «Sono a rischio 3 milioni di contratti»
La misura si fermerà dal primo luglio. Fitto: «Avvieremo negoziato con l’Ue per nuove modalità»
quest’esonero non prevedeva un massimale nell’importo per ogni singolo lavoratore. All’Unione europea non piace una misura strutturale che si configuri come “aiuto di Stato”, cofinanziata da risorse nazionali ed europee, prelevate dal Fondo sociale e dal React-Eu, che rientra nell’ambito del Pnrr. L’esonero in teoria sarebbe dovuto durare fino al 2029, però con un meccanismo di decalage, per cui dall’attuale 30% diminuiva al 20% per il 2026 e 2027 e al 10% nel biennio 20282029. Oltre ai sindacati e alle forze politiche di opposizioni, le perplessità maggiori, motivate nel merito, si colgono sia in ambienti confindustriali che nell’ambito della Svimez. Non a caso la prima a scendere in campo è Unindustria Calabria, col presidente Aldo Ferrara, dietro la quale si intravede la longa manus del nuovo vicepresidente di viale dell’Astronomia con delega al Sud Natale Mazzucca: «Il mancato rinnovo della decontribuzione comprometterebbe le traiettorie di sviluppo del Mezzogiorno e sarebbe incomprensibile e inaccettabile».
Tra gli economisti Svimez si coglie disappunto, ma se lo aspettavano. «L’estensione della decontribuzione e del credito d’imposta a tutti gli investimenti al Sud oltre i 200 mila euro — commenta il presidente Adriano Giannola — era la riproposizione depotenziata di un’esperienza passata protrattasi per quasi 20 anni, quando la decontribuzione era al 100%, che si concluse nel’94 con l’accordo Pagliarini-Van Miert». Il direttore Luca Bianchi ritiene che il mancato rinnovo avrà un impatto significativo sul costo del lavoro, «a questo punto — incalza — va avviata subito un’interlocuzione con Bruxelles per evitare di spegnere la ripresa occupazionale che sta facendo registrare il Mezzogiorno». Nello specifico Bianchi pensa a una misura non generale come quella finora applicata ma più selettiva, che possa essere accolta in via strutturale da Bruxelles. Durissime le opposizioni. Per Marco Sarracino, responsabile Sud della segreteria nazionale Pd, «sono a rischio 3 milioni di contratti, e la cosa incredibile è il silenzio degli amministratori e dei presidenti di Regione della destra che assistono inermi all’ennesima truffa ai danni del meridione». «Il governo fa cassa sul Mezzogiorno, probabilmente per rifinanziare il taglio del cuneo fiscale», commenta Franco Mari, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra nella commissione Lavoro della Camera. «Alla già lunga lista di interventi contro il Mezzogiorno, il governo aggiunge ora anche la scelta di non rinnovare una misura fondamentale», attacca Mara Carfagna, presidente di Azione. «Questo governo è incomprensibile perché sta schiaffeggiando in particolare il Sud, eppure ci sono ministri meridionali, come Fitto. Come si prestano a tutto questo?», si chiede il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte.
Furibondo Piero De Luca, per il quale, «dopo aver eliminato oltre 3 miliardi di perequazione infrastrutturale, mentre porta avanti il progetto secessionista di Autonomia differenziata, Meloni avalla la scelta di Fitto di cancellare anche la decontribuzione sulle assunzioni al Sud». Durissimo il leader della Uil Napoli e Campania Giovanni Sgambati: «Negando la decontribuzione al Sud questo governo condanna le regioni meridionali al declino». E conclude: «Nei fatti affossa il meridione e anche la stessa Zes accentrata va in questa direzione».
"Luca Bianchi Si dialoghi con Bruxelles, la ripresa occupazionale non va fermata