Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I frati minori: il cortile di Santa Chiara abbandonato al degrado dal Comune
I religiosi: «A nostre spese, ripulita ancora una volta la scala in marmo, ma l’area non è nostra»
NAPOLI Il cortile della basilica di Santa Chiara, nel centro antico di Napoli, versa in una «situazione di completo abbandono e degrado» e, «nonostante i ripetuti solleciti al Comune, nulla cambia nel corso degli anni, anzi la situazione peggiora». A denunciarlo è la Provincia napoletana del Ss. Cuore di Gesù dell’Ordine dei frati minori, concessionaria, in proprio e quale procuratore speciale dell’Ente Custodia di Terra Santa, dell’intero complesso di Santa Chiara, annunciando il termine dei lavori di restauro e ripulitura della scala laterale esterna della chiesa.
La scala laterale, realizzata molto probabilmente nel Cinquecento, si trova sul fianco sinistro della basilica, in corrispondenza della sesta cappella della chiesa. «Non è la prima volta — si sottolinea in una nota — che la Provincia napoletana del Ss. Cuore di Gesù dell’Ordine dei frati minori si trova a dover effettuare tali opere di bonifica che restituiscono dignità ad un luogo esposto ad azioni vandaliche, soprattutto nei momenti di chiusura della chiesa, quando diventa terra di nessuno. I frati minori hanno già restaurato e ripulito lo scalone e il muro tufaceo all’esterno del monumento, grazie anche all’aiuto dei cittadini nel 2017-2018, e prima ancora nel 2013, ma questa volta hanno dovuto provvedere da soli con le loro risorse e senza alcun aiuto esterno». Le spese per la rimozione della vernice si aggirano intorno alle 30 mila euro. Ma i frati lamentano soprattutto che tutta l’area comunale resta sguarnita, «tanto — riferiscono — che i topi si fiondano sui residui alimentari lasciati ai piccioni, spesso scorrazzando tra le gambe dei turisti. Insomma, finora abbiamo registrato soltanto promesse dalla Municipalità,
ma la valorizzazione dei monumenti passa anche attraverso la loro salvaguardia e la loro tutela che, per forza di cose, non può essere affidata esclusivamente a noi frati».
Infatti, i religiosi ricordano «che la suddetta scalinata e l’ingresso della Chiesa di Santa Chiara sono prospicienti una zona di competenza comunale con tutte le problematiche connesse alla situazione di completo abbandono e degrado che tale titolarità comporta. Nonostante i ripetuti solleciti al Comune volti ad eliminare quanto si annida al di fuori del complesso conventuale e monumentale, nulla cambia nel corso degli anni, anzi la situazione peggiora». Nel 2023, ricorda la nota, «la Provincia del SS. Cuore è stata invitata-diffidata ad effettuare le opere di pulizia e manutenzione della scalinata laterale perché erano giunte segnalazioni di degrado della stessa. Dopo le necessarie autorizzazioni si è giunti ad oggi con la scala restaurata, ma si auspica un tavolo con le istituzioni, peraltro più volte richiesto, per la più corretta individuazione delle misure a salvaguardia del bene e delle zone circostanti». Nell’azione di recupero operata dai frati minori, conclude la nota, «è prevista inoltre l’installazione di una vigilanza della zona con un sistema di telecamere che può avvenire solo dopo il rilascio delle autorizzazioni ad opera del Comune. Questo restauro restituisce dignità ad un’opera, come detto, ma al fine di non vedere vanificate risorse umane de economiche ci vuole controllo e sicurezza sul territorio, ed è un compito di pertinenza del Comune di Napoli».
Terminato il lavoro di restauro e di ripulitura, la scala laterale esterna della chiesa di Santa Chiara sarà restituita ai cittadini e ai turisti mercoledì 8 maggio alle 11 con un’inaugurazione alla presenza di padre Carlo D’Amodio, ministro provinciale dei Frati Minori, di padre Massimiliano Scarlato Guardiano della Fraternità di Santa Chiara, di Alessio Cuccaro, funzionario della Sovrintendenza di Zona, e di Aldo Guida, restauratore che ha curato ed eseguito il progetto di recupero con il suo team di lavoro.
Caro direttore,
mi perdoni lo scetticismo, ma non riesco a credere a questi nuovi annunci su Bagnoli. Il sindaco garantisce che ora i soldi ci sono davvero (dunque prima ci hanno raccontato panzane?) e si rilancia con i soliti musei di arte contemporanea insieme con i progetti per la bonifica del sito. Sono pronto a ricredermi, considerando che ho investito su via Napoli 30 anni fa abbandonando Posillipo.
Caro signor Micillo,
Al contrario di lei, io credo che stavolta siamo a un passo dal traguardo. E quando parlo di traguardo non intendo la nascita della nuova Bagnoli: per quella ci vorrà ancora del tempo. Penso, invece, all’avvio di un processo che mai come oggi appare concreto e plausibile. Aver scelto di non smantellare la colmata ma di «neutralizzarla» con una copertura ha senza dubbio eliminato uno dei principali fattori di paralisi. E’ stata una decisione coraggiosa di cui si è assunto la piena responsabilità Gaetano Manfredi nelle sue vesti di commissario straordinario: accusiamo sempre il sindaco di muoversi con un eccesso di prudenza e ora vogliamo criticarlo per eccesso di audacia? No, ha fatto bene a caricarsi sulle spalle il peso di un’indicazione complessa ma necessaria. Inoltre il Governo ha assicurato uno stanziamento di un miliardo e 200mila euro e non vedo perché dovrebbe venir meno all’impegno assunto. Certo, la partita è tutt’altro che chiusa e occorrerà vigilare affinché questa scintilla di speranza non venga spenta dall’ennesima disillusione. Sia chiaro, comprendo il suo scetticismo visto che su Bagnoli sono piovuti milioni e milioni senza far germogliare nulla o quasi. E capisco anche la sua diffidenza verso progetti ancora fumosi e, soprattutto, verso i tanti appetiti che si stanno scatenando. Tuttavia l’appetito sale quando s’avvicina l’ora di pranzo: non le sembra un indizio destinato ad avvalorare qualche grano di ottimismo? Le dirò di più: vedo Vincenzo De Luca molto nervoso e questo mi conforta ulteriormente nel giudizio. Il governatore ormai è immerso in una spirale autodistruttiva, della serie «muoia Sansone con tutti i filistei», e l’idea che si realizzi qualcosa dalla quale è escluso - tanto più a Bagnoli, simbolo da sempre dell’inefficienza amministrativa - lo fa imbestialire. Ecco perché un giorno sì e l’altro pure sbeffeggia Manfredi, colpevole - a suo avviso - di scendere a patti con l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Ignorando che la collaborazione istituzionale è il primo dovere di chi è chiamato a tutelare il bene comune. E non i propri interessi.