Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lina Sastri regista: cinema come esercizio d’amore
L’Alzheimer è una malattia dolorosa perché togliendo la memoria crea il vuoto: ho sentito molto quella sofferenza e l’ho incarnata».
Lina Sastri non fa sconti neanche a se stessa: «Questo è un film coraggioso sulla verità e realizzato con sincerità: non avevo esperienza come regista ma sapevo esattamente quel che volevo far vedere». E quel che si vede è la ferita, lo strappo, il tradimento di Alfonso — credibilissimo Massimo Di Matteo — il fascinoso padre di Lucia (nel film è il nome di Lina) di origini siciliane che va in Brasile a cercar fortuna e trova le donne e crea un’altra famiglia.
Due scene memorabili in questa lacerazione: un Natale in cui volano parole violente, mustaccioli e roccocò e l’incontro tra Lucia, ormai già attrice di successo, e il padre: siamo nel camerino di Eduardo al San Ferdinando.
Lei è allo specchio, lui alle spalle: c’è tutto l’epos tragico del Leone di C’era una volta in America in versione padre-figlia.
Del disamore s’è detto, ma questo di Lina Sastri è soprattutto un film sull’amore, molto più variegato del suo triste contrario: sentimento che abita la casa di Ninetta — davvero quella di Sastri — e assume anche la forma dell’ironia in un irresistibile trittico femminile, le badanti dell’anziana signora. Antonella Morea (Carmela), Antonella Stefanucci (Marinella) e Franca Abategiovanni (Gelsomina) innervano quest’interno di famiglia con le loro storie, rifrazioni di una città «femmina», a sua volta ennesima protagonista del film. Anche qui niente di cinematograficamente consumato: Sastri porta lo spettatore nel microcosmo di via degli Zingari — traversa di Corso Garibaldi — dove si trova la casa della sua infanzia; una strada-mondo come solo Napoli sa covarne nel suo ventre e che la regista fa assurgere a dignità narrativa (gli abitanti della strada, infatti, sono ringraziati nei titoli di coda). In questo femminile potente, trova spazio anche la dimensione magica tra Munaciello e Bella ‘mbriana, l’invisibile che si fa visibile per chi ha occhi per sentire. Tanti i camei illustri da Tommaso Bianco al compianto Gigio Morra cui è stato tributato un caloroso applauso in memoria.
La pellicola, nata da un libro omonimo diventato anche monologo teatrale — è un esercizio d’amore, un dono che la regista fa a se stessa e al pubblico. Il respiro musicale è perfetto per il corpo del film e lo firma Adriano Pennino. Produttori Andrea e Alessandro Cannavale per Run Film, Salina e Rai Cinema, con contributi di Mic e Film Commission Regione Campania, presieduta da Titta Fiore.
Napoli, alla prima che ha allineato sul palco del Metropolitan l’intero cast, ha risposto con un grande abbraccio: in platea, tra gli altri, Peppe Barra con il suo regista Francesco Esposito, Giacomo Rizzo, Marisa Laurito, Eugenio Bennato,Vittorio Sgarbi, Anna Maria Morelli, Giuliana Gargiulo, Rosy Rox, Marco Zurzolo ed Enzo Gragnaniello.
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