Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Casamadre, sette artisti per celebrare la «Carta» Alla galleria di Eduardo Cicelyn collettiva con opere di Clemente, Paladino, Kapoor e altri
Ove mai ce ne fosse ancora bisogno agli inizi del terzo millennio, la mostra «Carta», allestita negli spazi della galleria Casamadre, dimostra che non c’è davvero più spazio per le antiche gerarchie fra i materiali usati dagli artisti. Non più quindi tele, tavole in legno, affreschi, mosaici e rametti, gerarchicamente elencati, ma piuttosto capacità di regalare al supporto scelto qualità espressive, irripetibili in altre forme e consistenze.
Non a caso la carta – un tempo considerata soprattutto come base per il disegno e per gli acquerelli – si rivela qui materia imprescindibile per un percorso volutamente polifonico in cui sette artisti (Arienti, Bianchi, Clemente, Kapoor, Kounellis, Nunzio e Paladino) da anni in scuderia con Eduardo Cicelyn, più la new entry di Pietro Ruffo, offrono soluzioni diverse e interpretazioni assolutamente personali. A partire da Stefano Arienti che realizza un albero di «Robinia» con acrilico su carta millimetrata rosa, per poi fotocopiarla su un foglio di uguali dimensioni nelle tonalità del blu, creando una coppia di incontro-contrasto fra le due piante. O come Mimmo Paladino che in un grande orizzontale trasferisce le sue tipiche dinamiche pittoche riche, con simboli come teste ed elementi simbolici e biomorfi, collocati su un grande spazio dipinto di rosso. Nunzio ripropone invece i suoi segmenti neri su fondo bianco, creando i tipici effetti optical. Mentre Kapoor traduce in chiave pittorico gestuale, dominata ancora dal rosso, quei vortici tridimensionali che spingono verso il vuoto intorno al quale sono costruite le sue sculture. Gesti e segni che ritroviamo, sia pure in bianco e nero, nell’energica opera di Jannis Kounellis, collocata sulla parete di fondo della prima sala. Il secondo spazio offre subito a destra un lavoro più mai esoterico di Francesco Clemente, legato al reiterarsi di una fiammella, e sul fondo una grande opera di inizio anni ’80 di Domenico Bianchi che propone l’antica tecnica della xilografia in legno, ripetuta per piccoli riquadri poi riassemblati. Infine nel tondo di Ruffo, il doppio piano disegnato del volo degli uccelli e delle guerre coloniali combattute a inizio ‘900 in Africa, dà il la a una inesausta riflessione sul tema della migrazione e delle sue tragiche conseguenze. La mostra resterà aperta fino al 20 settembre.