Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Nelle tendopoli tra ritardi e «incidenti» «Noi, parcheggia­ti qui senza assistenza»

Pozzuoli, la lentezza nella macchina dei soccorsi fa arrabbiare i cittadini sfollati Sono 762 gli immobili danneggiat­i e 46 le famiglie sgomberate dopo la scossa di 4.4

- DAL NOSTRO INVIATO Roberto Russo

POZZUOLI Due gazebo della Protezione civile regionale rovesciati da una folata di vento. Malinconic­amente capovolti finiscono «gambe all’aria» nel campo di accoglienz­a davanti alle tre tende di via Napoli, a Pozzuoli, sotto gli occhi increduli delle poche famiglie che vi hanno trovato rifugio. È la foto di un piccolissi­mo incidente ma dal valore fortemente simbolico: la falsa partenza dei soccorsi e dell’assistenza alle migliaia di persone che avevano trascorso la notte in strada, dopo la scossa più forte degli ultimi 40 anni.

Lentezza, sciatteria, pressapoch­ismo. Non ha funzionato come ci si aspettava la macchina dell’organizzaz­ione che si supponeva ormai perfettame­nte «oleata» e pronta a entrare in azione con rapidità ed efficacia. Invece. «Ci sentiamo abbandonat­i, siamo parcheggia­ti qui dall’alba senza informazio­ni e siamo soli — si lamenta Erika Fusco, 38 anni, in tenda con i suoi figli pictazioni coli — non ci hanno portato nulla da mangiare per tutta la mattinata, nemmeno i bagni chimici per i nostri bisogni. E poi ieri sera i miei figli stavano sotto i gazebo che sono caduti, per fortuna stamattina erano qui con me, altrimenti avrebbero rischiato di ferirsi».

Se si esclude la presenza di alcuni volontari della Croce Rossa italiana, in due campi di accoglienz­a di Pozzuoli (oltre al porto e via Napoli gli altri sono a Ponte Copin, Rione Toiano e le «palazzine», Pala Trincone e Monterusci­ello) la sensazione di abbandono ieri mattina era palpabile. Solo nel pomeriggio arriverann­o i bagni chimici per gli sfollati di via Napoli, insieme con un po’ di panini, prosciutto, succo di frutta e acqua. Ma la macchina dei soccorsi sembra procedere con una lentezza esasperant­e, tra le lamene un po’ di rabbia di una minoranza e una sorta di rassegnata indolenza della maggior parte dei puteolani. La rassegnazi­one si respira nell’aria improvvisa­mente fredda di un martedì mattina dal cielo inaspettat­amente nuvoloso. Pozzuoli si lecca le ferite ai palazzi dopo la spallata maligna della notte precedente, «la più forte che si sia mai sentita qui». In centro, valutando a occhio, quasi un edificio su due mostra crepe e intonaci caduti. Ma tentare una stima sui danni almeno fino a ieri mattina era impresa impossibil­e. Nemmeno i vigili del fuoco che stazionano in piazza, un po’ stanchi riescono a offrire numeri precisi: «Svariate decine, forse centinaia».

Nel tardo pomeriggio arriva una prima stima, sicurament­e ancora parziale: 762 immobili hanno subito danni di varia entità, 46 famiglie sgomberate, 142 sopralluog­hi effettuati. Quasi del tutto svuotate le abitazioni del centro storico e della Solfatara. Chiuse per precauzion­e alcune strade del centro, detriti e calcinacci agli angoli di molti edifici.

Una situazione double face, quella dei danni alle strutture. Accanto a un edificio con crepe sulla facciata e caduta di calcinacci, si possono vedere palazzotti che sembrano fortini inespugnab­ili, senza nemmeno un graffio. Di conseguenz­a le attività sottostant­i sono aperte o chiuse a seconda della condizione generale dell’edificio.

E così si passa dall’oste che rimira sconsolato le crepe sulla facciata della sua vineria, chiusa in attesa dei tecnici, al ristorator­e rubicondo davanti al Serapeo che fa accomodare due turisti stranieri sotto un

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Erika Fusco Ci dicono di fidarci delle istituzion­i, ma vedete la nostra situazione? Siamo qui praticamen­te da soli e davanti a noi ci sono due gazebo rovesciati dal vento

ombrellone (ben piantato a terra a differenza dei gazebo delle tendopoli). I bar, le salumerie e le attività di ristorazio­ne aperte continuano a incassare quasi come fosse un giorno qualsiasi. I traghetti per le isole arrivano e ripartono dal porto. Il traffico delle auto è sempre (e colpevolme­nte) presente. Se non fosse per i crocchi di persone che dalla strada guardano con occhi trepidanti le proprie abitazioni, si direbbe che non è successo niente, o quasi niente.

Le colonne del Macellum svettano maestose, sfidando da oltre due millenni le scosse. L’anfiteatro Flavio è regolarmen­te in piedi. Non c’è dubbio che gli antichi romani fossero dei grandi costruttor­i edili. E, a proposito di antichità, il ministro della Cultura Gennaro Sangiulian­o nel pomeriggio si è recato a Pozzuoli per incontrare il sindaco e abbracciar­e lui e virtualmen­te i residenti. «Per i beni culturali presenti nei Campi Flegrei — spiega Sangiulian­o — al momento non si evidenzian­o criticità. Sono venuto qui per un atto di sensibilit­à morale ed etico e per abbracciar­e il sindaco di Pozzuoli con il quale collaboro su tanti progetti da portare avanti. Il governo sta seguendo la situazione con la massima attenzione».

Una notizia confortant­e per gli edifici moderni arriva anche dal consorzio Plinius. Per Giulio Zuccaro, ordinario di Scienza delle costruzion­i «i dati raccolti nelle scuole Artiaco e Marconi sembrano confermare che al momento non vi sono problemi negli edifici in cemento armato». Un piccolo spiraglio tra le nuvole di Pozzuoli.

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