Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Ricette addio, in farmacia si andrà solo con la tessera
La Regione trova l’accordo con i dottori di famiglia sui 6 milioni del fondo integrativo Potenziamento degli studi: in farmacia senza prescrizione, basterà la tessera sanitaria
Non ci sarà più bisogno della ricetta per ritirare le medicine in farmacia o per andare ad eseguire una visita ambulatoriale. La Regione ha chiuso l’accordo integrativo con i medici di famiglia sulla «dematerializzazione» della ricetta. Ai pazienti sarà dato solo un promemoria.
Ricetta rossa addio. Tempo qualche settimana — al più qualche mese — e i pazienti che escono dagli studi dei medici di famiglia non porteranno più con loro la prescrizione per andare a visita ambulatoriale o per ottenere dalle farmacie le medicine a carico del sistema sanitario. Mercoledì è stato raggiunto l’accordo integrativo tra la Regione e i sindacati pugliesi dei 3.400 medici di medicina generale.
L’intesa sblocca sei milioni di euro: serviranno a potenziare il personale dipendente degli studi dei dottori di famiglia. Soprattutto, ma non solo, ad incrementare la presenza dei collaboratori amministrativi, la cui funzione diventa particolarmente utile. L’accordo prevede che venga drasticamente ridotto, fino ad annullarlo, ogni supporto cartaceo delle prescrizioni («dematerializzazione»).
Le ricette verranno inserite nel cosiddetto Sar — sistema di accoglienza regionale — e da qui lette dai destinatari, che si tratti di farmacie o di ambulatori pubblici. Il paziente, quando si recherà a prendere le medicine o andrà a sottoporsi a visita in un ambulatorio, dovrà semplicemente esibire la propria tessera sanitaria. La banda magnetica, letta adeguatamente dal sistema informatico, riferirà la prescrizione del medico curante. Solo nelle prime settimane, si proporrà al paziente un pro-memoria su carta bianca. Poi sarà eliminato anche questo.
La nuova modalità operativa è stata sperimentata nella città di Molfetta per diverso tempo. Nei prossimi giorni si metterà in moto in tutta la Puglia. Entro settembre si calcola che l’8090% degli studi medici non emetterà più alcuna prescrizione «rossa» per i farmaci (in tutta la Puglia si staccano circa 4445 milioni di tali ricette). Ci vorrà un po’ più di tempo per le visite ambulatoriali: il sistema andrà a regime nel giro di un anno. Per questo specifico comparto si utilizzano ogni anni circa 12-13 milioni di ricette.
L’accordo prevede di distribuire ai medici di famiglia i 6 milioni fin qui inutilizzati dei 20 previsti dal fondo integrativo. «Non si tratterà di remunerazione aggiuntiva — dice il direttore d’area Vincenzo Pomo che ha firmato l’accordo per conto della Regione Puglia — ma di un riconoscimento per incrementare le ore di lavoro dei collaboratori di studio e degli infermieri». Insomma non sono soldi che vanno a finire in tasca ai medici, ma serviranno ad assumere o ad estendere il contratto dei loro dipendenti.
Inoltre, le risorse non saranno distribuite a pioggia su ogni studio medico. Si provvederà alla selezione dei destinatari con un bando pubblico. I primi ad essere favoriti saranno i dottori che non hanno ancora collaboratori di studio e infermieri. Via via tutti gli altri, fermo restando che l’obbligo di passare dalla carta al supporto informatico vale per la totalità dei medici di famiglia.
L’intesa è stata sottoscritta da tutte le sigle sindacali. Nelle intenzioni della Regione, l’accordo mira a quattro scopi. Il primo è quello di facilitare l’accesso degli utenti negli studi medici, nella convinzione che il potenziamento dei collaboratori consenta di estendere l’orario di apertura. Il secondo è quello di alleggerire il carico di lavoro burocratico per i medici, lasciando loro più tempo per le attività sanitarie. Il terzo scopo è quello di indurre maggiore occupazione. Il quarto è cruciale, perché con la «dematerializzazione» delle ricette e il loro invio nel sistema informatico si mira a monitorare la spesa pubblica sanitaria: soprattutto quella apparentemente indomabile della farmaceutica.