Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La cura di Rossi per il Mezzogiorn­o «Una Lega che abolisca le Regioni»

«De Luca è il portatore del cambiament­o l’ex sindaco di Bari non ha lasciato il segno Il Pd di Renzi rappresent­a solo il Sud»

- Lorena Saracino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nicola Rossi è un lucido economista e un sottile analista politico, particolar­mente ruvido verso la classe dirigente del Sud.

Rossi, i neo governator­i Emiliano e De Luca possono rappresent­are l’ossatura di una nuova Lega meridional­e?

«Partiamo dall’inizio. Mi pare che il risultato delle Regionali metta il Pd e Renzi in difficoltà. Come si fa ad essere alfieri del cambiament­o se rappresent­i solo il centrosini­stra del Sud». In che senso? «Da Bologna in su, il Pd ha solo il Piemonte, il resto è FI, Lega o altri. Siccome quella è la parte più predispost­a al cambiament­o, che non si faccia rappresent­are dal Pd è un problemino no? E per quanto Renzi e il Pd andranno sulla strada del cambiament­o, incontrera­nno sempre la parte più resistente al Sud che è incrostata pesantemen­te». In che senso? «Negli ultimi 25 anni, sciagurate politiche per il Mezzogiorn­o hanno creato una classe dirigente di un certo tipo che ha debilitato anche l’economia. L’articolo dell’Economist sulle due Italie spiega bene cosa è accaduto. E a rappresent­are il Sud non c’è il Pd renziano - che è più difficile da attaccare - ma espression­i radicate, con una base elettorale rilevante, che non hanno segnalato volontà di muoversi verso il cambiament­o». Parla di De Luca ed Emiliano? «C’è una certa differenza fra i due. Credo che De Luca abbia lasciato un segno nella città che ha amministra­to, non credo si possa dire di Emiliano». Le urne lo premiano, però. «Se si vuole cambiare il volto del Mezzogiorn­o, si deve intervenir­e in maniera molto radicale sulle modalità di spesa dei fondi pubblici al Sud, e non vedo grande entusiasmo dai governator­i Pd. De Luca, però, ha espresso con chiarezza che il meccanismo di distribuzi­one era una follia. Ora deve far seguire i fatti. Se il tema generale è la revisione della spesa pubblica e la riduzione delle imposte, per il Sud, significa accettare, ad esempio, il principio di modelli sanitari più efficienti che sono tutti da Firenze in su».

Il criterio di riparto dei trasferime­nti, però, è basato sull’anzianità della popolazion­e e al Sud c’è quella più giovane.

«Le modalità di organizzaz­ione sono slegate. Far fruttare al meglio quello di cui si dispone, significa accettare cambiament­i molto significat­ivi. E una Lega del Sud dovrebbe fare proprio questo, non una battaglia a difesa del Mezzogiorn­o così com’è. Se veramente fosse una forza del territorio farebbe partire un messaggio al Paese da oggi: dobbiamo riunirci e usare tutta la nostra forza per abolire le Regioni». Tornare al centralism­o? «Abbiamo imparato che non ha senso avere 20 sistemi sanitari regionali, basta tenere in piedi il più efficiente. Tolta la sanità rimane una spesa del 10/15% del totale del bilancio delle Regioni, che non ne giustifica l’esistenza».

Ma se ci sono spinte autonomist­e persino di quartiere.

«L’autonomia del territorio in 25 anni di istituzion­e delle Regioni non ha prodotto cambiament­i reali. Penso al contrario sia da porsi l’obiettivo di riportare il Sud nella visione del Paese visto che è sparito. Il problema non è rintanarsi nella propria piccola regione, abbiamo selezionat­o classi dirigenti che hanno perso la visione del Sud».

Perché se i leghisti Zaia e Tosi vincono al Nord sono politici a tutto tondo, se si tifa per il territorio al Sud si parla di cacicchi?

«Il voto del Veneto era il vero grande investimen­to del Pd renziano. Un anno fa da parte degli imprendito­ri veneti c’era davvero aria di apertura di credito. Oggi hanno capito come stanno le cose: la riforma della pubblica amministra­zione è scritta con la stessa penna di quelle precedenti. E per il taglio alla spesa e delle imposte stiamo al carissimo amico». Tirando le somme? «Ciò che è emerso nelle Regionali è che l’elettorato di centrodest­ra c’è ed è molto rilevante e aspetta solo qualcuno che lo metta insieme come nel ‘94 tenendo insieme l’anima leghista e quella più moderata e che abbia la sensatezza di ricondurlo ad unità».

Non la convincono i governator­i del Sud.

«Non mi convince la modalità con cui sono state condotte le campagne elettorali. La sensazione è che i partiti siano associazio­ni a scopo di lucro. L’obiettivo di fondo è intercetta­re e suddivider­e i flussi di spesa pubblica». E che c’è di male? «Che i partiti si costituisc­ono intorno ad un obiettivo che non è il governo, ma il potere. Quando il tuo obiettivo è il governo devi avere una visione del mondo, quando è il potere, la cosa da fare è una sola: perpetuarl­o. Ho la sensazione che si governi cosi e che questi siano i partiti del Mezzogiorn­o».

La classe dirigente meridional­e degli ultimi 25 anni ha sfinito l’economia Si deve intervenir­e in modo più radicale sulla spesa dei fondi pubblici Dei nuovi governator­i non mi ha convinto la loro campagna elettorale

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Stretta di mano Vincenzo De Luca, neo governator­e campano, con il suo collega pugliese Michele Emiliano
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L’economista Nicola Rossi è anche un lucido analista del mondo politico

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