Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Tct di Taranto, occorre ancora aspettare Il vertice di Roma nuovamente interlocutorio
Governo, sindacati e città attendono la decisione di Taranto container terminal. Tct deve dire se lascia lo scalo ionico scegliendo altri porti o se lo conferma come centro nevralgico delle sue rotte. Se va via il governo, che ieri ha confermato tutto il proprio interesse per il porto di Taranto, si attiverà per realizzare il piano B, cioè la ricerca di un nuovo gestore della banchina container, considerato che già qualche società ha manifestato interesse e ha visitato l’area portuale. «L’incontro a Roma con il ministro Delrio e con i rappresentanti degli altri ministeri è stato positivo — è il primo commento di Sergio Prete, presidente dell’Authority — ma necessariamente interlocutorio». È così: bisogna necessariamente aspettare che Tct, partecipata da Evergreen, Hutchinson e Maneschi, sciolga il nodo e dica se accetta la preintesa sottoscritta davanti al governo l’11 maggio scorso. Prevedeva la ripresa dei traffici dal 2017, scadenza comunque considerata troppo lontana e tale da far mancare l’ossigeno al porto di Taranto, e la conferma dell’occupazione per 545 lavoratori. La cassa integrazione è scaduta il 28 maggio scorso e i dipendenti di Tct hanno appreso da un sms della società di avere lo stipendio garantito per un mese ancora dalla stessa azienda. Ora gli azionisti di Tct faranno conoscere entro il 12 giugno la propria decisione: se vanno via puntando sul Pireo o sulla Spagna o se rimangono a Taranto. In caso negativo il governo ha già messo in agenda un nuovo incontro il 17 giugno per avviare la ricerca di un nuovo terminalista mentre occorrerà trovare la soluzione per tenere ferma l’occupazione. Negli ultimi mesi i segnali lanciati da Tct sono stati negativi e tali da convincere la collettività tarantina che preferisca dirigersi su altri porti. Anche ieri Authority e sindacati hanno ripetuto che ci sono 1.400 metri lineari liberi sulla banchina.