Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Emiliano vuole 5 donne in giunta
Maggioranza per soli uomini, il governatore si propone di forzare la legge in nome della parità
Soluzione creativa per risolvere il rebus della giunta salvaguardando la parità di genere: forzare la norma che impone di scegliere gli assessori tra gli eletti (almeno 8 su 10) in nome della parità di genere tutelata dallo statuto, e quindi nominare 5 esterne. L’ipotesi, nata nelle prime riunioni del neopresidente Emiliano, è allo studio degli avvocati. L’alternativa sarebbe convincere una eletta grillina, diversa dalla Laricchia, a entrare in giunta. Intanto Capone predispone un ricorso contro la sua esclusione.
La questione zero donne nei nuovo Consiglio regionale che si traduce in massimo due donne in giunta, è esplosa. E Michele Emiliano non vuole vedersene travolto. Tuttavia il rompicapo, combinato di esito elettorale che non ha portato neppure una donna di centrosinistra in Consiglio regionale, e nuove norme che impongono non più di due assessori esterni, è di difficile soluzione. Dalle parti del neopresidente, quindi, si lavora a soluzioni creative. L’ipotesi allo studio di un gruppo di avvocati amministrativisti, incaricati da Emiliano, è da ieri questa: si possono nominare in giunta cinque esterne, tutte donne, appellandosi al principio della pari rappresentanza, tutelata dal testo unico sugli enti locali (per analogia, quella norma non obbliga le Regioni) e dallo statuto regionale? Se la risposta fosse positiva, Emiliano coglierebbe due risultati: il primo, non essere costretto a esibire una giunta a larga maggioranza maschile, il secondo, esercitare con maggiore libertà la prerogativa di scegliere con chi governare.
Si tratta, però, di una scommessa ad altro rischio. Il principio della parità che Emiliano intende invocare è previsto dall’articolo 6 dello statuto regionale: «La legge regionale — recita — promuove la parità tra i sessi nelle assemblee elettive e pubbliche». Ma la «promozione» della pari rappresentanza fa forse cadere il vincolo della legge regionale (la 8 del 2013) che ingiunge, a partire da questa legislatura, la nomina nell’esecutivo di 8 eletti e non più di 2 esterni? Lo statuto, è il ragionamento, così come la carta costituzionale, prevale sulla legge. Cinque anni fa, un conflitto statuto-legge si determinò sul numero degli eletti: dovevano essere settanta, come da statuto, o 78 per garantire il premio di maggioranza nella misura ipotizzata dalla legge elettorale? Il dilemma si risolse, non senza il ricorso ai giudici (del Tar e della Corte d’appello), a favore dello statuto. Tuttavia, nel caso della parità è lo stesso statuto (all’articolo 43) recepire la legge del 2013 che limita a due gli assessori esterni. Insomma, un bel rebus per avvocati.
In attesa di capire se l’escamotage possa fare al caso di Emiliano, il presidente è alle prese con le numerose candidature femminili per, allo stato, soltanto due posti. E ipotizza di offrire, dopo il rifiuto di Antonella Laricchia, a un’altra delle ben tre grilline elette l’assessorato all’Ambiente. Ma tra chi si aspetta un ripescaggio, in giunta o in Consiglio c’è sicuramente Loredana Capone. L’ex assessora pd arrivata terza con oltre dodicimila voti nella sua circoscrizione (Lecce), tenterà la strada del ricorso alla Corte d’Appello, ma non esclude anche di presentare formale ricorso: i resti più alti per l’attribuzione del seggio, la sua tesi, spetterebbero appunto a Lecce e non a Brindisi. Se ottenesse lo scranno lo toglierebbe a Fabiano Amati secondo (con settemila voti) a Brindisi.
Un «ristoro» per l’impegno profuso in campagna elettorale è però stato promesso a tutte le capolista pd. In prima fila tra loro la tarantina e presidente del partito Annarita Lemma (peraltro più gradita a Emiliano degli altri due eletti nel pd di quel territorio, Pentassuglia e Mazzarano). Ci sperano anche Antonella Vincenti (Brindisi), Marilù Napoletano (Bari) e Debora Ciliento (che nella Bat ha guadagnato il numero di consensi più alto tra le capolista neofite). Strada sbarrata avrebbe Patrizia Lusi, visto che dal suo territorio (Foggia) rivendicano vivacemente l’assessorato all’Agricoltura per uno dei due maschi eletti (Campo). Ma anche le altre donne reclutate nelle civiche, a cominciare da Desirèe Digeronimo, avrebbero delle ambizioni. Se Emiliano avesse piena libertà - cioè se passasse la forzatura con 5 esterne - sicuramente vorrebbe nella sua squadra la tecnica Annamaria Curcuruto (per l’Urbanistica). Se fosse costretto ad accontentarsi di due sole non elette, potrebbe chiedere un contributo a Noi a sinistra, l’altra sarebbe una dem non eletta. I vendoliani potrebbero proporre Licia Positò, preside nota a Bari, conserverebbe al partito la delega all’Istruzione. Sarà probabilmente diverso, infine, il ruolo di Titti De Simone, al fianco dell’ex sindaco per tutta la campagna elettorale e responsabile del programma: fin qui Emiliano non ha mai mischiato le carte tra staff ed esecutivo. Per De Simone come per Domenico De Santis, che ha diretto la campagna, si profilano ruoli, appunto, di staff.