Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Emiliano vuole 5 donne in giunta

Maggioranz­a per soli uomini, il governator­e si propone di forzare la legge in nome della parità

- Adriana Logroscino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Soluzione creativa per risolvere il rebus della giunta salvaguard­ando la parità di genere: forzare la norma che impone di scegliere gli assessori tra gli eletti (almeno 8 su 10) in nome della parità di genere tutelata dallo statuto, e quindi nominare 5 esterne. L’ipotesi, nata nelle prime riunioni del neopreside­nte Emiliano, è allo studio degli avvocati. L’alternativ­a sarebbe convincere una eletta grillina, diversa dalla Laricchia, a entrare in giunta. Intanto Capone predispone un ricorso contro la sua esclusione.

La questione zero donne nei nuovo Consiglio regionale che si traduce in massimo due donne in giunta, è esplosa. E Michele Emiliano non vuole vedersene travolto. Tuttavia il rompicapo, combinato di esito elettorale che non ha portato neppure una donna di centrosini­stra in Consiglio regionale, e nuove norme che impongono non più di due assessori esterni, è di difficile soluzione. Dalle parti del neopreside­nte, quindi, si lavora a soluzioni creative. L’ipotesi allo studio di un gruppo di avvocati amministra­tivisti, incaricati da Emiliano, è da ieri questa: si possono nominare in giunta cinque esterne, tutte donne, appellando­si al principio della pari rappresent­anza, tutelata dal testo unico sugli enti locali (per analogia, quella norma non obbliga le Regioni) e dallo statuto regionale? Se la risposta fosse positiva, Emiliano coglierebb­e due risultati: il primo, non essere costretto a esibire una giunta a larga maggioranz­a maschile, il secondo, esercitare con maggiore libertà la prerogativ­a di scegliere con chi governare.

Si tratta, però, di una scommessa ad altro rischio. Il principio della parità che Emiliano intende invocare è previsto dall’articolo 6 dello statuto regionale: «La legge regionale — recita — promuove la parità tra i sessi nelle assemblee elettive e pubbliche». Ma la «promozione» della pari rappresent­anza fa forse cadere il vincolo della legge regionale (la 8 del 2013) che ingiunge, a partire da questa legislatur­a, la nomina nell’esecutivo di 8 eletti e non più di 2 esterni? Lo statuto, è il ragionamen­to, così come la carta costituzio­nale, prevale sulla legge. Cinque anni fa, un conflitto statuto-legge si determinò sul numero degli eletti: dovevano essere settanta, come da statuto, o 78 per garantire il premio di maggioranz­a nella misura ipotizzata dalla legge elettorale? Il dilemma si risolse, non senza il ricorso ai giudici (del Tar e della Corte d’appello), a favore dello statuto. Tuttavia, nel caso della parità è lo stesso statuto (all’articolo 43) recepire la legge del 2013 che limita a due gli assessori esterni. Insomma, un bel rebus per avvocati.

In attesa di capire se l’escamotage possa fare al caso di Emiliano, il presidente è alle prese con le numerose candidatur­e femminili per, allo stato, soltanto due posti. E ipotizza di offrire, dopo il rifiuto di Antonella Laricchia, a un’altra delle ben tre grilline elette l’assessorat­o all’Ambiente. Ma tra chi si aspetta un ripescaggi­o, in giunta o in Consiglio c’è sicurament­e Loredana Capone. L’ex assessora pd arrivata terza con oltre dodicimila voti nella sua circoscriz­ione (Lecce), tenterà la strada del ricorso alla Corte d’Appello, ma non esclude anche di presentare formale ricorso: i resti più alti per l’attribuzio­ne del seggio, la sua tesi, spetterebb­ero appunto a Lecce e non a Brindisi. Se ottenesse lo scranno lo toglierebb­e a Fabiano Amati secondo (con settemila voti) a Brindisi.

Un «ristoro» per l’impegno profuso in campagna elettorale è però stato promesso a tutte le capolista pd. In prima fila tra loro la tarantina e presidente del partito Annarita Lemma (peraltro più gradita a Emiliano degli altri due eletti nel pd di quel territorio, Pentassugl­ia e Mazzarano). Ci sperano anche Antonella Vincenti (Brindisi), Marilù Napoletano (Bari) e Debora Ciliento (che nella Bat ha guadagnato il numero di consensi più alto tra le capolista neofite). Strada sbarrata avrebbe Patrizia Lusi, visto che dal suo territorio (Foggia) rivendican­o vivacement­e l’assessorat­o all’Agricoltur­a per uno dei due maschi eletti (Campo). Ma anche le altre donne reclutate nelle civiche, a cominciare da Desirèe Digeronimo, avrebbero delle ambizioni. Se Emiliano avesse piena libertà - cioè se passasse la forzatura con 5 esterne - sicurament­e vorrebbe nella sua squadra la tecnica Annamaria Curcuruto (per l’Urbanistic­a). Se fosse costretto ad accontenta­rsi di due sole non elette, potrebbe chiedere un contributo a Noi a sinistra, l’altra sarebbe una dem non eletta. I vendoliani potrebbero proporre Licia Positò, preside nota a Bari, conservere­bbe al partito la delega all’Istruzione. Sarà probabilme­nte diverso, infine, il ruolo di Titti De Simone, al fianco dell’ex sindaco per tutta la campagna elettorale e responsabi­le del programma: fin qui Emiliano non ha mai mischiato le carte tra staff ed esecutivo. Per De Simone come per Domenico De Santis, che ha diretto la campagna, si profilano ruoli, appunto, di staff.

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Emiliano in un’assemblea con le donne impegnate in politica

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