Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il risiko dell’opposizione del centrodestra in frantumi
Che opposizone sarà quella di centro destra alla Regione Puglia? Dalla risposta all’invito di un tavolo unitario venuta dal sottosegretario al Lavoro Ncd, Massimo Cassano, alle sigle che la compongono, sembra che a dominare sia ancora una forza centrifuga.
Ieri, l’eurodeputato Raffaele Fitto ha dato vita al gruppo al Senato dei «Conservatori -Riformisti Italiani» al quale aderiscono Bonfrisco che diventa capogruppo e i pugliesi D’ambrosio Lettieri, Liuzzi, Perrone, Tarquinio, Zizza sancendo la definitiva spaccatura con Forza Italia. Oggi si dovrebbero riunire i deputati per decidere un percorso simile alla Camera. L’idea è quella di lanciare un’opa, subito, sulla costruzione di un nuovo centrodestra unito a firma Fitto. Un desiderio che, però, ha anche Ncd/Area popolare con il disegno del segretario nazionale, Gaetano Quagliariello, le cui truppe locali sono alleate di Fitto in Puglia, ma a Roma sono al governo con Renzi. E Fitto, restando così le cose, avrà difficoltà a costruire un percorso comune, visto che la sua battaglia è chiaramente antirenziana e alternativa al Governo. Fra l’altro, Area popolare al suo interno in regione è «divisa in due anime - fanno notare i fittiani - quella dei due coordinatori Cassano e Ferrarese e finché non si farà chiarezza al loro interno, con chi parliamo?». Sibila anche un vento di possibile tempesta nelle schiere dell’altro alleato di Fitto, il Movimento Schittulli. Il candidato governatore arrivato secondo, l’oncologo Francesco Schittulli, sta valutando il ricorso (almeno sulle schede bianche) e se per caso rientrasse in Consiglio, uscirebbe un eletto in quota Fitto, cosa che renderebbe meno fluidi i rapporti, riducendo a tre la pattuglia dei Conservatori e Riformisti in Regione. Ieri, Mario Mauro, foggiano di nascita e leader dei Popolari per l’Italia, che in Puglia aveva sostenuto il candidato del centrosinistra, Michele Emiliano, è ritornato nell’area liberale ed è sul mercato. Non lo ha seguito la senatrice di Noci, Angela D’Onghia, compagna di partito, che è anche sottosegretaria all’Istruzione. Ha scelto di dimettersi dal partito e ora non ha una sua casa politica: «Se resterò sottosegretario lo deciderà il Governo, la mia intenzione è di continuare a lavorare per il bene del Paese, se poi sarà dentro o fuori dall’esecutivo vedremo».
Forza Italia aveva già detto l’altro ieri, per bocca del segretario regionale Luigi Vitali, che le «ferite ancora aperte in Puglia» non si rimarginano in due giorni e che si vedrà solo in Consiglio se si potrà convergere su singoli provvedimenti con il resto dell’area moderata. Sempre ieri, il movimento «Io con Salvini» ha annunciato azione legale per il riconteggio delle schede bianche e anche là si preannuncia una battaglia di poltrone. La candidata governatrice, Adriana Poli Bortone, ha già detto di voler rimettere in piedi una destra di valori attraverso la fondazione di An incrociando inevitabilmente le lame con Giorgia Meloni. Insomma, un calderone di spinte e controspinte che renderà una passeggiata il governo di Michele Emiliano in Regione. Con un avvertimento: un governo è davvero democratico quando l’azione di controllo dell’opposizione è forte. Quando questo compito è indebolito, tutto è più permeabile a zone grigie. I pentastellati hanno un compito gravoso sulle spalle.