Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Michele, Vincenzo e quell’asse del 2011 che torna di moda
Il piglio del condottiero che vuole guidare la riscossa del Mezzogiorno, Michele Emiliano, neopresidente della Puglia, ce l’ha da un pezzo. Fin da quando, candidato a sindaco di Bari per la prima volta, era il 2004, imposta la sua intera campagna elettorale sull’orgoglio barese. L’identificazione tra la città e il suo futuro primo cittadino arriva al punto da concepire lo slogan «Io voto Bari». Se nel primo quinquennio di governo comunale le vicende cittadine l’assorbono abbastanza da costringerlo a un ruolo eminentemente locale, dal 2009 la spinta a darsi un ruolo più ampio diviene incontenibile. Complice l’esplosione della popolarità di Emiliano, nel frattempo ospite televisivo conteso dai diversi talk show, e una certa insofferenza per il ruolo di amministratore semplice, il riconfermato sindaco di Bari tratteggia a più riprese quel disegno di proporsi come guida di un movimento meridionalista. Si avvicina al progetto della ex sindaca di Lecce Adriana Poli Bortone che, abbandonato il Pdl, fonda «Io Sud». Ci prova con il collega sindaco di Salerno (oggi collega presidente di Regione) Vincenzo De Luca, pd come lui, nei primi giorni del 2011. «Siamo esempi di un Sud che può essere fiero di se stesso. Occorrono uomini dal carattere indomito per sostenere il cambiamento da qui». Ci riprova qualche mese dopo con un altro «irregolare come me, magistrato come me», il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, isolato (più di lui). «Abbiamo un progetto comune per l’Italia. Siamo sindaci di grandi città: non possiamo occuparci solo di tombini». Una dichiarazione rivelatrice: Emiliano è ambizioso, si sente stretto a Palazzo di città, probabilmente non ha mai pensato di accontentarsi del ruolo di sindaco. Organizza «Mezzogiorno di fuoco», una mega assemblea per dirigenti e iscritti del Pd delle regioni meridionali. Pur da dentro il partito, allarga il suo potente contenitore civico «Emiliano per la Puglia», dal punto di vista geografico e politico. Si mette alla testa di un gruppo di amministratori democratici per chiedere al segretario - premier più attenzione del governo per il Sud. Non tutte le iniziative gli riescono, ma l’aspirazione di diventare quello che tira fuori dalle secche il suo Sud «che non è la corte dei miracoli che amano dipingere», come ripete spesso, gli resta intatta. Tanto di più ora che si appresta a governare la regione.