Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Offese persino a disabile, prof indagata
A Oria un’insegnante di sostegno avrebbe simulato uno strangolamento con dei lacci
Ancora un caso di violenze a scuola. Questa volta da parte di un’insegnante di sostegno. È successo a Oria, in provincia di Brindisi. La docente ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini: a suo carico si ipotizza il reato di abuso di mezzi di correzione. La donna, 50 anni, insegnante in una scuola media, era solita strattonare gli alunni, anche quelli disabili. In una circostanza, con i lacci di una felpa avrebbe simulato lo strangolamento dell’alunno per intimorire tutti gli altri.
BRINDISI Strattonamenti, violenze e insulti. Se sono compiuti da un’insegnante di sostegno, dalla quale ci si aspetta maggiore sensibilità e attenzione proprio perché preparata per insegnare ai disabili, la cosa diventa ancora più grave. Eppure, è quanto è accaduto in una scuola di Oria, in provincia di Brindisi, dove una insegnante di sostegno ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini per abuso di mezzi di correzione. L’avviso è stato firmato dalla pm della procura del capoluogo messapico Savina Toscani.
Incredibile quanto emerso dal racconto delle vittime dell’insegnante, poi riportato nella denuncia presentata dai loro genitori. La donna, di 50 anni, insegnante in una scuola media della città federiciana, era solita strattonare gli alunni, anche quelli disabili. In una circostanza, con i lacci di una felpa indossata da uno dei ragazzini avrebbe simulato lo strangolamento dell’alunno per intimorire tutti gli altri. L’insegnante, poi, era solita insultare i propri discepoli e utilizzare nei loro confronti termini come stupidi, scemi e cretini.
I fatti risalgono al 2013, ma ci sono voluti due anni per raccogliere le testimonianze e tutti gli elementi di prova che hanno poi permesso alla pm di notificare l’avviso di conclusione delle indagini. Tutto è partito dalla denuncia dei genitori del ragazzino disabile che ha dato l’input per gli approfondimenti da parte degli investigatori.
Nel frattempo, l’insegnante, che è difesa dall’avvocato Antonio Andrisano, è stata trasferita altrove, anche per consentire agli investigatori di lavorare con maggiore tranquillità e alle presunte vittime di raccontare i diversi episodi senza la soggezione della presenza della donna. Il legale dell’insegnante ha ora venti giorni di tempo per presentare una memoria con la quale cercherà di chiarire la posizione della sua assistita, raccontando la sua versione dei fatti.
Non è il primo episodio del genere del quale si parla anche in questi giorni. Sempre più spesso, infatti, documentate da immagini riprese con telecamere nascoste, si assiste a scene di rabbia e violenza da parte degli insegnanti nei confronti dei bambini e dei ragazzini che i genitori fiduciosi affidano loro senza alcun timore e nella convinzione di lasciarli in mani sicure. Spesso così non è e non altrettanto spesso le vittime trovano il coraggio di raccontare le violenze subite e chiedere quindi protezione e giustizia.