Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Quozienti troppo alti ecco perché Introna è pronto al ricorso contro la «sua» legge
Saltata la proporzione seggi-abitanti
BARI In attesa della proclamazione degli eletti da parte della Corte d’Appello, si è scatenata la bufera sulla nuova legge elettorale. Le polemiche, innescate da coloro che sono rimasti esclusi dal Consiglio regionale, sono indirizzate al metodo con cui i dirigenti della Regione hanno provveduto ad assegnare i seggi. Soprattutto si contesta il fatto che gli eletti, in ogni provincia, non corrispondano proporzionalmente ai rispettivi abitanti. Questo è quello che contestano i primi non eletti a Bari (Onofrio Introna, Davide Bellomo, Anita Maurodinoia) e Lecce (Loredana Capone). In effetti, in base alla popolazione, Bari avrebbe dovuto ottenere 15 seggi, ne ha presi 12. Al contrario, alla Bat sarebbero toccati 4 eletti, ne ha conquistati ben 7.
Si ipotizzano ricorsi. Se ci saranno, dovranno impugnare il risultato della proclamazione e portarlo davanti al Tar. La ripartizione eseguita dalla Regione è per ora solo provvisoria. Ma non per questo ingiustificata. I dirigenti hanno seguito pedissequamente le norme della legge. Le disposizioni elettorali prevedono che i primi 23 seggi vadano ripartiti in maniera proporzionale tra le liste. L’operazione va fatta tenendo conto, se possibile, dei seggi assegnati alle sei province sulla base della popolazione. Ovvero: 7 a Bari, 2 a Bat, 5 a Lecce, 4 a Foggia, 3 a Taranto, 2 a Brindisi. Gli altri 27 seggi vanno ripartiti nel Cur, collegio unico regionale.
È successo, tuttavia, una situazione prevista sì ma dagli effetti macroscopici. Per determinare il «quoziente elettorale» (i numeri di lista indispensabili per ottenere un seggio) si doveva sommare i voti di tutti i partiti e dividerli per i voti riportati dal presidente eletto. Ne è sortito un quoziente elettorale altissimo. Tale per cui solo 4 dei 23 seggi sono stati attribuiti nelle circoscrizioni: uno ai cinque Stelle (Bari) e tre al Pd (Bari, Foggia e Lecce). La conseguenza è che ben 19 seggi sono andati, come vuole la legge, al Collegio unico regionale, assieme agli «ulteriori» 27. Come sono stati ripartiti i 19 seggi? La legge è esplicita. Anche qui andava individuato il (nuovo) «quoziente elettorale». Si è divisa la somma dei voti di lista per i 19 seggi da distribuire. Individuati i seggi, sono stati assegnati co- minciando, come dicono le norme, dalla provincia che non aveva ottenuto seggi e con il più alto numero di voti «residuati» (cioè non utilizzati nella prima fase). Seguendo questo meccanismo, il criterio della proporzionalità con la popolazione è saltato. E si è determinata la distorsione lamentata da molti.
Quando si discusse e si approvò la legge elettorale, i rappresentanti delle province più piccole chiesero di legare in maniera intangibile i seggi con la popolazione, temendo la sovra-rappresentazione delle circoscrizioni più grandi: ovvero Bari e Lecce. Si optò, viceversa, per il Collegio unico regionale. Che, come si intende, è «regionale» e non legato alle circoscrizioni provinciali. Tutti hanno temuto fino alla vigilia che Bari o Lecce o Foggia sottraessero voti a Bat e Brindisi. È successo il contrario. Bari e Foggia hanno «perso» tre seggi ciascuna rispetto al criterio popolazione/eletti.
Stamattina è previsto un incontro, a Bari, tra un gruppo di esclusi (oltre Introna anche Capone) e dirigenti di prefettura e Regione: servirà a verificare se i calcoli sono stati eseguiti correttamente. Sul metodo non ci dovrebbero essere dubbi.
Beffa per quattro Con l’ex presidente del Consiglio regionale si muovono Capone Maurodinoia e Bellomo