Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Ricetta Cacciari «Macroregioni per far ripartire il Mezzogiorno»
Cacciari, a Bari, parla di nuovo Mezzogiorno: «Si punti tutto sul federalismo»
Il federalismo e le macroregioni sono la ricetta utile per la crescita del Sud. A dirlo è Massimo Cacciari, il filosofo (con un passato da politico) ieri a Bari per presentare il suo ultimo libro. «Emiliano? È un uomo di carisma, che c’entra ben poco con il premier Renzi».
BARI «Federalismo, autonomia, responsabilizzazione dei governi territoriali in un contesto di nuove macroregioni»: queste le ricette per rivoluzionare l’Italia indicate da Massimo Cacciari, filosofo, autore del saggio Labirinto filosofico per Adelphi, intervenuto ieri all’Università di Bari e nelle grotte di Castellana per “Episodi” del Libro Possibile.
Professor Cacciari, parafrasando Giovanni Papini, Nicola Rossi ha lanciato dalle colonne del “Corriere” una proposta: abolire le Regioni e centralizzare il sistema sanitario. E’ una strada possibile?
«Non vedo cosa cambierebbe. Le burocrazie ministeriali non sono migliori di quelle regionali. Bisogna cambiare sistema, nella sanità come nella scuola. Le regioni andrebbero abolite non solo per come gestiscono gli ospedali: sono catorci, carrozzoni burocratici ministeriali peggio di quelli romani. Il problema non è trasferire i vecchi mobili da una stanza all’altra».
Le classi dirigenti del sud si caratterizzano soprattutto per la “gestione” della spesa pubblica. Che processo riformista può svilupparsi con questa premessa?
«Nessuno. L’unica riforma possibile è il federalismo e l’autonomia, con le regioni, radicalmente trasformate in effettivi stati della nazioni. E’ impossibile mantenere regioni di dimensioni surreali come la Basilicata».
Nel Centrosud si è consolidato un monocolore del Pd. Vincenzo De Luca ed Michele Emiliano hanno sintonia con il processo di modernizzazione auspicato dal premier?
«Sono due signori locali, molto radicati nel loro territorio, nel bene e nel male. Posseggono culture, linguaggi e apparati che nulla hanno a che fare con il renzismo».
L’elezione di De Luca è stata accompagnata da una querelle che richiama alla memoria il manzoniano Azzeccagarbugli. Un Pd capace di governare i territori avrebbe potuto evitare questo vulnus?
«Certamente sì, ma l’idea di un partito vero e proprio non è nella zucca di Renzi: sarebbe come chiedere agli alberi di dare sangue, perché questa prospettiva non è nella sua cultura».
Perché il Pd vince al Sud mentre è sconfitto in Liguria, Veneto e Lombardia, dove c’è la maggiore ricchezza e la produzione italiana?
«Lì c’è una spinta reale all’autonomia, alla riorganizzazione federalistica e si contrastano i poteri burocratici ministeriali centrali di cui partiti sono parte essenziale».
La conseguenza è un premierato renziano indebolito?
«No, perché non c’è alternativa a Renzi. E finché la situazione resta questa, il presidente del Consiglio può dormire sonni tranquilli».
Emiliano si è distinto per un approccio autonomo dalla linea nazionale, sia nelle variegate candidature che nell’apertura al M5S.
«Il governatore pugliese non ha nulla a che fare con la direzione indicata da Renzi: è una personalità di rilievo, con un certo carisma, che ha intorno correnti di opinione e di interessi di ogni natura». E’ populismo? «No. Puglia e Campania esprimono leader di questo tenore».
La categoria “teologica” degli impresentabili, si è affermata tra strumentalità e debolezza dei partiti, che ora vorrebbero modificare la Severino.
«Allo stato la legge è chiara: non capisco come possano sfangarsela con l’elezione di De Luca o presentando persone che sono chiaramente incompatibili con le norme approvate. Se la Severino è sbagliata, Renzi la cambi; ma finché è in vigore, siamo in una situazione di illegittimità».
L’autonomia è una chiave per riportare alla ribalta nazionale la questione meridionale?
«Sì. Tutti si sono dimenticati della riforma in senso federalistico del paese, creando nuove macroregioni con effettivo potere e responsabilizzando le classi dirigenti riguardo le spese e le entrate, sul modello dei Comuni».
Matteo Salvini (alle regionali pugliesi la sua lista si è fermata al 2,3%, ndr) ha chance di raccogliere consensi anche al Sud?
«Mira a fondare un partito di destra nazionale. Ha preso il 16% in Umbria, il 12 nelle Marche: sta costruendo un partito di destra antieuropeo, contro l’immigrazione. Potrebbe avere un successo anche nel Meridione, ma non come a Milano. Del federalismo se ne frega. Sta creando un nuovo soggetto politico a destra, sulle rovine di forza Italia».
Rossi vuole che si centralizzi la sanità? Soluzione sbagliata Emiliano ha carisma e raduna attorno a sé molti interessi De Luca è un signore locale assai radicato nel suo territorio Salvini mira a un partito di destra, del Sud non gli importa