Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Dalla latitanza champagne al carcere di Taranto
Dopo quasi tre anni Fabio Riva ha deciso di consegnarsi alla guardia di finanza L’industriale viveva nel lusso a Londra. Quel Capodanno in Costa azzurra
Dalla latitanza dorata in un lussuoso appartamento di Londra, dove ha trascorso gli ultimi ventinove mesi per stare lontano il più possibile dal mandato di cattura emesso dal gip di Taranto Patrizia Todisco, Fabio Riva, ex presidente del gruppo «Riva Fire», è ospite da oggi dell’affollatissimo penitenziario della città jonica. Giunto ieri sera da Londra con un volo di linea atterrato all’aeroporto romano di Fiumicino, l’industriale milanese che ha deciso di consegnarsi alla magistratura italiana, è stato affidato dalla polizia inglese agli agenti del servizio per la cooperazione internazionale di polizia del ministero dell’Interno italiano che lo hanno consegnato nelle mani de militari della guardia di finanza di Taranto. Le fiamme gialle del comando provinciale jonico gli hanno notificato il mandato di arresto del gip Todisco con il compito di accompagnarlo nel carcere di Via Viola, a Taranto. Lì gli è stata riservata una cella lontana dagli altri detenuti. Una stanzetta uguale alle altre, ma più riservata, come già un anno fa i suoi avvocati si erano raccomandati di fare con una lettera indirizzata alla Procura di Taranto che a sua volta l’aveva girata alla direzione penitenziaria.
Si è conclusa così la fuga del numero due della dinastia dei Riva. Raggiunto il 22 novembre del 2012 dalla notizia che lo volevano arrestare, il figlio di Emilio Riva, patron del gruppo morto ad aprile del 2014, decise subito di darsi alla macchia. E ci è riuscito per altri due mesi sino a quando, il 22 gennaio del 2013, non decise volonta- riamente di presentarsi alle autorità londinesi, dove si era rifugiato, negando il proprio consenso all’estradizione che nel frattempo le autorità italiane avevano richiesto. In quella stessa occasione, con la consulenza dei più noti avvocati della City, quelli dello studio legale Bcl Burton Copeland, richiese e ottenne un regime di libertà condizionata dietro il versamento di 100mila sterline (circa 120mila euro) di cauzione. Che il ricercato si trovasse nel Regno Unito si sapeva già da quando, con una lettera che i suoi avvocati inviarono alla Procura di Taranto a dicembre del 2012, fece sapere di trovarsi lì a disposizione delle autorità di quel Paese. Degli spostamenti e soprattutto degli affari conclusi in quei giorni di latitanza si è scoperto solo in seguito leggendo le carte dell’inchiesta «Ambiente svenduto», la stessa per la quale è stato indagato e poi destinatario di un provvedimento di custodia cautelare. Si è scoperto, ad esempio, di un capodanno da sogno, quello della notte di San Silvestro del 2012 quando con un volo da Londra a bordo di un Tgv privato, Riva raggiunse la Costa Azzurra. Da Nizza si fece accompagnare nella località balneare di Beaulieu sur mer dove era ormeggiato lo yacht di famiglia lungo sessanta metri. «Quest’anno, niente Sankt Moritz», dirà in quell’occasione una delle donne di famiglia che era intercettata. Il latitante d’oro potè così stappare lo champagne cullato dalle onde e confortato dalla compagnia della moglie Emanuela, della figlia Alice, del figlio Emilio jr. e un gruppo di amici. Le fiamme gialle e gli investigatori dell’Interpool, nel frattempo, avevano già intuito dove trovarlo. Grazie al controllo di tutti gli spostamenti dei suoi familiari, i militari, intorno alla prima metà di gennaio del 2013, sapevano già dove trovarlo. E probabilmente fu allora che, avvertito il fiato sul collo di chi lo inseguiva da settimane, Fabio Riva decise di costituirsi a Scotland Yard. Non alla giustizia italiana, però. Per quello bisognava attendere ancora due anni. Sufficienti, sostengono i bene informati, per concludere alcuni affari prima di chiudere la porta dell’appartamento londinese.
Ex presidente Fabio Riva è l’ex presidente del gruppo Riva Fire: da oggi è in cella a Taranto Cella isolata Gli avvocati hanno inviato una lettera in Procura: chiesta una cella più isolata