Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Cambi di casacca, l’ira di Schittulli «È il mercato dei consiglieri»
E’ un fiume in piena il candidato governatore del centrodestra non eletto alla Regione, Francesco Schittulli. Da Roma - dove ieri era ufficialmente per assolvere al suo incarico di presidente nazionale della Lilt, ufficiosamente per sentire l’aria che tira - ha lanciato il suo anatema: «E’ vergognoso che si siano appena chiusi i seggi e già si apra il mercato della compravendita dei consiglieri eletti con il mio movimento in questa tornata». Schittulli non punta l’indice solo sul centrosinistra, ma lascia intendere di doversi difendere anche dal fuoco amico. Quale? Non specifica. Nella lista del Movimento Schittulli/Area popolare sono stati eletti quattro consiglieri: due schittulliani e due Ncd. I primi due - Luigi Manca e Luigi Morgante - sarebbero però vicini anche all’eurodeputato, Raffaele Fitto. Secondo indiscrezioni quella parte p0litica starebbe pensando di riportarli a casa. D’altra parte, il derby fra la lista Oltre con Fitto e Forza Italia è finito 4 a 6 per la squadra di Berlusconi. Il passaggio dei due consiglieri pareggerebbe i conti lasciando, però, Schittulli senza più nessuna rappresentanza in Consiglio. Schittulli nega che siano i suoi stessi alleati a provarci e parla genericamente «di approcci che sanno di corruzione con promesse di mari e monti», ma anche di «consiglieri autonomi e indipendenti che non si vendono». E avvisa: «State lontani dai miei eletti». Intanto, ieri, sono tornate a darsele di santa ragione il commissario regionale di Forza Italia, Luigi Vitali, e i coordinatori regionale e provinciale di Fratelli d’Italia, Marcello Gemmato e Filippo Melchiorre, sul tema di chi abbia «tradito» di più gli elettori. Si comprende, di fronte a tutto questo livore ancora presente, come una ricomposizione della diaspora nel centro destra sia ancora lontana da venire. Lo rileva anche Antonio Polizzi, ex An, poi coordinatore regionale del movimento fondato dalla senatrice Adriana Poli Bortone nella scorsa tornata, che ha commentato: «Siamo alla Hiroshima della destra pugliese. E, nonostante il disastro, niente dimissioni o volontà di togliersi di mezzo. Anzi, le stesse persone che hanno guidato la tragicomica bagarre parlano di “ricominciare”. E’ folle. Una classe dirigente giovane esiste in Puglia, basta che si dia ossigeno e possibilità di crescere al riparo dei diserbanti».
«Sui porti come sulla ricerca e su altri temi bisogna pensare a una macroregione con una governance coordinata». Torna ormai in quasi tutti i discorsi di politici e politologi l’idea di un nuovo assetto istituzionale in chiave federalista. E, ieri, è stata la volta del presidente del Cnr, Luigi Nicolais, a margine di un convegno sui traffici marittimi organizzato, a Napoli, da «Studi e Ricerche per il Mezzogiorno».
«Sulla ricerca - ha detto Nicolais - non possiamo pensare che le cose che si fanno in Campania, si facciano tali e quali in Puglia e Sicilia. Il sistema della macroregione Sud dovrebbe vedere una governance unica: d’altra parte, così come sono le Regioni non funzionano bene, possiamo anche tenerle, ma l’importante è che riusciamo ad avere un coordinamento tra Regioni e non più le singole regioni che combattono tra loro e fanno le stesse cose, sprecando soldi inutilmente».
Le regioni non funzionano, dunque - secondo maggioranza e opposizione - e nel grado di disaffezione dei cittadini verso le istituzioni locali superano persino quello delle abolite Province. Di qui la necessità per molti osservatori di ridefinire dimensioni e strategie.