Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Sì alle donne in giunta ma non si forzi lo statuto»
Vendola: «Giusto lo sforzo di Emiliano ma senza strappi»
«Non sono il sorvegliante di Michele Emiliano e poi questa domanda mi imbarazza un po’». Nichi Vendola si presenta ai cronisti per quello che potrebbe essere uno degli ultimi incontri nella veste di governatore. Parla dei successi nella spesa dei fondi Ue (vedi in basso), ma poi i cronisti lo interpellano sulla politica: in particolare sull’intenzione fatta balenare da Emiliano di forzare lo Statuto per nominare più assessori esterni dei due consentiti e permettere così l’ingresso di un numero maggiore di donne. Vendola si prende una piccola rivincita sul Pd e gli altri partiti. Ricorda i tempi in cui la norma statutaria sulla composizione della giunta fu modificata: diverse forze politiche agitarono il tema dei suoi troppi assessori esterni (sette), nominati per consentire la parità di genere.
«Quella modifica — dice — si è rivelata una trappola, fatta in fretta e con effetti punitivi. Oggi è diventata autopunitiva (a danno del Pd di Emiliano, ndr) nel momento in cui si tratta di scegliere forze esterne che possano diventare valore aggiunto. Come è stato per me in questi dieci anni. Forzare lo Statuto? Mi sembra difficile. L’intenzione è ottima, ma il tema va piuttosto affrontato politicamente, tornando a riflettere sulla legge elettorale».
Il tema è particolarmente avvertito da Vendola. Finge di non volerne parlare («non voglio impartire consigli a Emiliano, non ne ha bisogno») ma ne discorre a lungo. La questione della lesione alla parità di genere «era facile da prevedere» durante la stesura delle norme elettorali. «La classe politica pugliese — aggiunge — non si è mostrata all’altezza della sfida. E questo ha rappresentato un impoverimento della classe politica. I miei 10 anni sono stati segnati dalla parità di genere (in giunta,dr). Se ne sono giovate le politiche pubbliche, elaborate con il sapere e il punto di vista delle donne».
Ancora sulla nuova possibile giunta regionale. Il governatore dice di aver «apprezzato molto» la proposta di Emiliano di offrire un assessorato ai 5 Stelle. «Considero il loro risultato elettorale — riflette Vendola — molto significativo, in Italia e in Puglia. Dimostra la maturazione del movimento che prima si muoveva solo come copyright dei due guru (Grillo e Casaleggio, ndr), mentre oggi è diventato classe dirigente diffusa. Portano innovazione e trasparenza nei consigli regionali. Dunque, confrontarsi con loro, evitare forme di demonizzazione e stimolare il dialogo è molto importante».
Il governatore riflette anche sul voto. «Il Consiglio regionale nasce bene — sottolinea — giacché poteva sorgere sotto il segno del trasformismo e invece la saggezza del corpo elettorale ha offerto un’assemblea di qualità». Non parla tanto della qualità dei singoli, quanto del fatto che è stata scongiurata l’elezione di personaggi assai discussi prima del voto.
È anche molto soddisfatto «del 6,8% conquistato dalla lista ‘Noi a sinistra’ e dei 4 consiglieri eletti». Lontanissimi, si intende, dal 9,7% di Sel e dal 5,5% della ‘Puglia per Vendola’ nel 2010. Ma oggi è un’altra fase. «Il fatto straordinario — dice Vendola — è che dopo 10 anni di governo, continuiamo a confermare il centrosinistra alla guida della Regione».
Un pensiero anche ai suoi assessori. «Le loro performance personali — sottolinea — sono state straordinarie». Ma tre assessori — Loredana Capone, Leo Caroli e Fabrizio Nardoni — non sono stati rieletti. «Questo non conta perché potrebbe dipendere dal meccanismo elettorale, ma le preferenze
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