Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il compito principale di ortolano e giardiniere? Ascoltare ciò che li piante cercano di comunicare
Vi sono alcuni luoghi – come gli orti e i giardini - nei quali si possono svolgere delle attività che consentono di tenere in buona salute sia la mente che il corpo. Partendo da un pensiero di Raimon Panikkar, di un uomo davvero sapiente che teorizzava la necessità per l’uomo di coltivare contemporaneamente corpo, anima e mondo naturale, Adriana Bonavia Giorgietti ci racconta - in L’arte di coltivare l’orto e se stessi (Ponte alle Grazie) – la sua esperienza in proposito. Il libro chiarisce come tutti gli atti, a cominciare dalle semine, che un orticoltore compie non sono per niente banali, richiedendo invece molta concentrazione. Ogni attività richiede un’attenzione particolare e «avere cura di un orto è un modo di amare e curare la Vita». In un orto bisogna badare alle piante, facendo in modo che non manchino nutrimento e acqua; significa «proteggerle quando è necessario, diradarle, rincalzarle, sostenere quelle che ne hanno bisogno, cimarle e se occorre, liberare il loro spazio dalle infestanti». Anche l’ortolano – al pari del giardiniere – ha bisogno di osservare e soprattutto di ascoltare quello che le piante cercano di comunicare. Tutti gli atti di cura richiedono in definitiva le stesse cose, osserva l’autrice, ed è chiaro che, prendendosi cura delle piante, s’impara un’arte che può servire per relazionarsi con altri esseri umani e con il mondo. Il tempo della natura e diverso dal tempo degli orologi e ogni pianta - ci racconta questo libro – ha poi i suoi ritmi. All’ortolano occorre molta pazienza, soprattutto con il prezzemolo, mentre più facile è il suo rapporto con il ravanello e bellissimo quello con le zucchine. Quando si riprendono i contatti con la natura –
Bisogna accudirle facendo in modo che non manchino nutrimento e acqua