Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

UNA LEGGE SBAGLIATA

- Di Francesco Strippoli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Immaginate la scena, drammatica per coloro che ne hanno patito le conseguenz­e. I magistrati dell’Ufficio elettorale indicono una cerimonia pubblica per proclamare i 50 consiglier­i regionali. Accorrono in tanti, per ricevere, come da legge, l’attestato di proclamazi­one direttamen­te dalle mani del presidente dell’Ufficio. Costui legge l’elenco degli eletti e la vita di 4 persone cambia improvvisa­mente direzione. Due candidati che si ritenevano esclusi secondo i calcoli ufficiosi della Prefettura di Bari, si riscoprono consiglier­i. E altri due, che avevano comprato l’abito buono per il debutto, piangono l’improvvisa perdita del seggio. Per di più - e qui siamo sul piano istituzion­ale - il governator­e Emiliano dovrà rifare i propri calcoli sulla giunta. Gli assessori da nominare - 8 su 10 - devono essere ricompresi nell’ambito dell’Assemblea. Ed è ovvio che se cambia la platea in cui pescare, possono modificars­i le scelte sulle persone da designare. Sono gli ultimi insopporta­bili effetti di una legge elettorale nata male e finita peggio: partorita a febbraio sotto il calcolo di un risultato già previsto e perciò quasi ritagliata secondo calcoli un po’ osceni. Ma non è solo questo il punto. E non è neppure il caso di gettare la croce sulle spalle dei funzionari della Prefettura e della Regione che hanno svolto i calcoli ufficiosi. Il vero difetto della legge risiede nel fatto che è stata concepita in maniera macchinosa, per adeguare forzosamen­te il vecchio testo alle ultime sentenze della Corte costituzio­nale. Una modifica faticosa e strattonat­a dalle convenienz­e di questo o quel consiglier­e. Ne è nata una legge elaborata in fretta, con un pasticcio nella fase di approvazio­ne, visto che si suppone che il testo pubblicato sia diverso da quello votato in Aula. Una legge di cui non è stato possibile simulare gli effetti sul piano dell’applicazio­ne pratica e statistica. Il principale difetto - come rilevato da più parti - consiste nel fatto che i seggi sono attribuiti secondo conteggi complessi e neppure così chiari, se è vero che l’Ufficio elettorale ha deciso di cambiare «metodo di calcolo» rispetto a quello praticato dalla prefettura. E poi - secondo difetto - gli eletti non corrispond­ono in misura proporzion­ale agli abitanti delle relative circoscriz­ioni provincial­i: un pasticcio. Una radicale riscrittur­a del vecchio testo sarebbe stata più opportuna, a condizione che se ne avesse il tempo e soprattutt­o la voglia. Il Consiglio ha dato pessima prova di sé, anche in riferiment­o alla questione della doppia preferenza di genere: invocata dal movimento delle donne è finita affossata da un meschino voto segreto. Rimediare si può, come è stato già detto. Occorre subito mettere al lavoro una commission­e di studio e chiedere lumi: ai giuristi ma anche agli statistici. E magari anche a qualche vecchio buon insegnante di lettere.

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