Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA PUGLIA AFFIDI LE CHIAVI ALL’ARTE

- Di Maddalena Tulanti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Sapete quante persone hanno partecipat­o all’evento artistico dell’anno, l’opera dell’artista bulgaro Christo sul lago d’Iseo? Un milione e mezzo. Né l’artista né gli organizzat­ori, i sindaci dei minuscoli Comuni di Sulzano, Paola Pezzotti, e Monte Isola, Fiorello Turla, meno di 4 mila abitanti in due in provincia di Brescia, avevano previsto un simile successo. Il Touring club, quando l’opera era stata presentata, aveva azzardato una cifra ridicola, 50 mila visitatori. Da ieri la passerella che ha permesso a tutta quella gente di “camminare sulle acque” non esiste più, secondo la regola più ferrea dell’arte contempora­nea che ordina di cancellare ogni evento perché ciascuno di esso è unico. Ma se la passerella è scomparsa , è rimasto in chi ha partecipat­o all’evento e in chi non lo ha fatto una eredità straordina­ria, l’idea che quel pezzo d’Italia va visitato ora e per sempre. Non a caso la guida più popolare al mondo, Lonely Planet, nello stilare la graduatori­a delle dieci mete da visitare nel 2016, ha messo l’Italia al sesto posto solo per l’opera di Christo.

Perché siamo partiti da una cosa che non riguarda la Puglia? Perché invece riguarda la Puglia. Non ci interessa il ragionamen­to sulla qualità dell’evento. Sappiamo che il mondo dell’arte si è diviso fra chi considera “The floating piers”, come si chiama l’opera di Christo, un capolavoro e chi un fattore commercial­e; e sappiamo anche che c’è stato chi ha fatto i conti in tasca ai Comuni e all’artista per verificare chi ci avesse perso e chi ci avesse guadagnato (a questo proposito Christo dice che ha pagato di tasca sua 10/12 milioni di dollari, «zero soldi pubblici, zero sponsorizz­azioni»). Il punto non è questo, il punto è: perché una cosa come questa non poteva essere fatta nella nostra regione? E perché le grandi mostre, i grandi eventi, non arrivano mai dalle nostre parti? Eppure abbiamo un pubblico affamato di cultura, come dimostra il successo della nostre “terrazze”, che all’arte contempora­nea, come si sa, ha dedicato un ciclo a parte, sempre affollatis­simo, sempre apprezzati­ssimo. Cosa ci manca allora? Solo che qualcuno ci creda. Con parole alate diremmo che serve qualcuno che immagini la Puglia come un importante passaggio sulle autostrade globali della cultura. Con parole più crude ci piacerebbe una classe dirigente che fortissima­mente credesse in questo motore. Il futuro di una città, di una Regione, di un Paese sta sempre di più in quello che riesce a offrire per dissetare cuore e cervello dei propri cittadini, oltre che la pancia. Chiamare un artista, lasciargli metaforica­mente le chiavi del nostro territorio perché ari, semini e faccia germogliar­e le piante di arte e cultura tutta, vale quanto occuparsi di una fabbrica, piccola o grande. Sarebbe bello provarci.

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