Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Adesso il duello si sposta sul referendum di ottobre
Da Decaro ai parlamentari ampio il fronte del «sì». Ma disagi tra i dem vicini al governatore
«Renzianissimi» a parte, soprattutto i consiglieri comunali baresi e i componenti della segreteria cittadina, tenuti a guinzaglio corto da Antonio Decaro, non è facile ottenere l’impegno dei democratici pugliesi per il «Sì» al referendum sulla riforma costituzionale di ottobre. Per una somma di ragioni.
Intanto, banalmente, la riforma taglia il numero di poltrone (i 315 seggi del Senato non più eletti direttamente) e anche le indennità dei consiglieri regionali (adeguandole a quelle del sindaco del capoluogo, sensibilmente più bassa). Ma anche a non voler dare credito a chi immagina che gli eletti valutino le decisioni sempre in funzione del loro personale immediato futuro, con ogni evidenza in questa fase Matteo Renzi sembra in difficoltà: schierarsi con chi potrebbe perdere non è esattamente esercizio tra i più comuni, in politica e non solo. Ma in Puglia c’è un argomento in più per essere prudenti. Ed è l’eterna contesa tra il segretario-premier e il governatore. In tanti, soprattutto tra i consiglieri regionali del Pd e delle civiche del centrosinistra, non si schiereranno finché non lo farà Michele Emiliano. Che ancora ieri, dopo l’ennesima stoccata ricevuta da Renzi, ha ribadito: «La riforma costituzionale è pessima».
Nonostante la situazione sia in itinere, naturalmente pugliesi che si sono dichiarati ce ne sono, a tutti i livelli. Sono per il sì i parlamentari Francesco Boccia, che però invita Renzi a «mettere in sicurezza il Paese» varando la manovra 2016 prima del referendum, Salvatore Capone, Teresa Bellanova, Fritz Massa, Michele Pelillo, Salvatore Tomaselli, Anna Finocchiaro, Liliana Ventricelli, Nicola Latorre, Ivan Scalfarotto, Alberto Losacco. Tutti parlamentari renziani. Secondo i rumors romani coltivano dubbi, benché abbiano diligentemente firmato, Michele Bordo, Colomba Mongiello, Elisa Mariano, Ludovico Vico, Gero Grassi. Dario Ginefra li ammette: «Se il referendum torna a essere sul testo licenziato, sia pur con alcune riserve tecniche e politiche, voterò sì». Ma chi sta a Roma non subisce le pressioni di chi è in Puglia. In Consiglio regionale al di là degli esponenti della opposizione interna a Renzi, risultano a disagio i dem più vicini a Emiliano: Giannini, Capone, Loizzo. Ma la situazione è sgradevole anche per Mennea e Caracciolo, Piemontese e Pentassuglia e perfino per il segretario regionale Lacarra, tutti inevitabilmente schierati per il sì e impegnati nella raccolta delle firme. Che poi questo impegno si traduca per tutti in una lotta con il coltello tra i denti per l’affermazione della riforma Renzi, è da vedere.