Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Emiliano raccoglie la sfida di Renzi «Stop al dialogo»
Resa dei conti nel Pd. Il duello si sposta sul referendum
Èquando affronta l’analisi del voto, nella sua lunga relazione alla direzione nazionale, che Matteo Renzi dà una nuova stoccata a Michele Emiliano. « Il Pd pugliese, non in linea con quello nazionale, in questo passaggio elettorale ha avuto risultati particolarmente negativi». Il governatore lo critica su tutta la linea. Parla di direzione «sceneggiata nei dettagli», di un segretario «che va avanti da solo», e conclude: «Il dialogo è inutile, bisogna sfidarlo».
Questa volta non era necessario. Se in occasione dell’ultima direzione nazionale del Pd, subito prima del referendum sulle trivelle, un riferimento a Emiliano, paladino della campagna, era scontato, questa volta no. E invece Matteo Renzi ha trovato di nuovo il modo di citare la Puglia. Per dire — e dirlo rivolgendosi esplicitamente al segretario uscente (Emiliano appunto) e al neoeletto (Marco Lacarra) — che alle ultime elezioni «in Puglia, non in linea con la segretaria nazionale, il Pd ha perso più che altrove». Emiliano interpreta il riferimento e tutta la relazione del segretario come una sfida. E sembra orientato a raccoglierla: «Non è più tempo di discussioni interne: Renzi sfida tutti coloro che non sono d’accordo con lui a candidarsi alla guida del Pd. Bisogna prenderne atto».
Subito dopo il voto del 19 giugno, con l’unica città capoluogo, Brindisi, persa dal candidato di Emiliano e un bilancio generale piuttosto pesante, Marco Lacarra aveva tentato la solita strategia: guardare — e indica- re — il bicchiere mezzo pieno. «Non è il risultato che ci aspettavamo ma parlare di sconfitta del Pd e di vittoria di altri in Puglia, non risponde alla realtà». Renzi, che dopo tutto è colui che fa un punto d’onore dell’ammissione delle sconfitte, la vede in modo opposto. Il segretario sta affrontando, per punti, l’esame delle diverse questioni in agenda: dalla Brexit al terrorismo, dalla riforma costituzionale al futuro del partito, passando per l’analisi del voto delle amministrative. «Ai ballottaggi — dice — abbiamo perso qualche città. Succede. I candidati si scelgono con le primarie e le alleanze le scelgono i territori. Dare una lettura nazionale di questo risultato richiede molta fantasia». Quindi, per esplicitare con un esempio che la sconfitta non è un avvertimento, un segnale degli elettori di scarso gradimento alla sua conduzione di partito e governo (tesi dei suoi oppositori interni), ecco la stoccata alla Puglia. «Non mi pare — dice rivolto a Lacarra e a Emiliano — che il Pd pugliese possa essere considerato in linea con quello nazionale. Eppure in questo passaggio elettorale ha avuto risultati non dissimili da quello nazionale. Vorrei dire che forse lì è andata un po’ peggio».
Emiliano, che aveva rinviato la decisione se intervenire o no in direzione, a quel punto lascia perdere: «A che serve replicare — riflette a caldo — se il segretario decide di andare avanti da solo? Renzi non ha pentimenti né ripensamenti. Dice che chi lo vuole fermare lo deve battere nel partito. Credo che abbia ragione». Quindi affonda il colpo criticando anche lo stile con cui la relazione è stata condotta: «Ormai è inutile partecipare a direzioni sceneggiate nei dettagli, con filmati e frasi famose. Per Renzi se non si è d’accordo con lui, bisogna candidarsi a guidare il Pd. Bisogna prenderne atto. Speriamo bene per il Pd e per l’Italia». Detta così sembrerebbe un ripensamento del governatore pugliese riguardo alla corsa alla segreteria. «Speranza, Rossi, Cuperlo, intervenuti oggi, mi paiono abbastanza — respinge ancora la tesi — a me candidarmi non interessa. Ma a questo punto è evidentemente inutile cercare un dialogo con Renzi».
La staffilata del premier ha raggiunto anche Lacarra. Che, uomo della mediazione qual è per natura e per mandato ricevuto dal partito che l’ha eletto segretario, tenta di gettare acqua sul fuoco. «Sono orgoglioso che Renzi si sia rivolto direttamente a me e Michele — sostiene — ma riguardo al voto pugliese è in errore. Naturalmente non è tenuto a conoscere le vicende locali. In Puglia i cinquestelle non hanno vinto e il centrodestra tanto meno. Nelle città in cui il Pd ha perso si sono imposti candidati civici, provenienti in larga parte dalla nostra area. Persone che, quando si vota per le Politiche o per le Regionali, portano il loro consenso al Pd e al centrosinistra». Avrà modo di spiegarlo a Renzi in un’altra occasione, magari.
Renzi Il Pd pugliese non in linea con l’Italia È andato peggio Emiliano A questo punto è diventato inutile cercare un dialogo