Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I tentacoli della mafia sul ciclo dei rifiuti La Procura indaga
Presentato il rapporto di Legambiente, i magistrati bacchettano la politica Volpe: «Le proroghe continuano nel silenzio colpevole della Regione»
Indagini sono in corso da parte della Procura della Repubblica di Bari sull’affidamento degli appalti per lo smaltimento e raccolta dei rifiuti alle società incaricate dalle pubbliche amministrazioni pugliesi. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Bari, Giuseppe Volpe, intervenendo alla presentazione del rapporto di Legambiente sull’ecomafia.
BARI Raffaele Cantone, due mesi fa, durante un incontro con gli studenti del liceo Da Vinci di Maglie, aveva ripreso le istituzioni pugliesi sul ciclo dei rifiuti non ancora chiuso, sulle continue proroghe di contratti vecchi per la loro gestione e su affidamenti tutt’altro che trasparenti. Un invito duro prima di tutto nei confronti della Regione, quello del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, che il procuratore Giuseppe Volpe ha ricordato alla presentazione del rapporto di Legambiente, Ecomafia 2016, annunciando: «Le proroghe continuano nel silenzio colpevole della Regione. La procura di Bari indaga sul ciclo dei rifiuti». Parole che trovano conferma nell’intervento del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, Renato Nitti: «Il punto di partenza è la segnalazione dell’Anac – commenta a margine dell’incontro -. Sappiamo che ci sono troppi rifiuti che arrivano dalla Campania alla Puglia. Il nostro compito è verificare se ci sono infiltrazioni criminali nella loro gestione e in quella degli appalti. Altro non posso aggiungere».
Le frasi dei due magistrati baresi arrivano dopo la relazione di Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, che ha fatto il quadro sui reati ambientali nella regione, grazie ai dati incrociati forniti dalle forze dell’ordine, dai carabinieri alla polizia, dalla guardia di finanza alla guardia forestale. Assieme anche a Antonio Maruccia, procuratore generale della Corte di Appello di Lecce. La criminalità ha ancora le mani sul territorio. La corruzione sugli appalti nel settore ambiente ha fatto registrare, tra gennaio 2010 e il 31 maggio 2016, 16 inchieste, 98 arresti, 188 persone denunciate e 33 sequestri.
I numeri sono ancora allarmanti, soprattutto per Bari e Foggia, nella top ten della classifica provinciale dell’illegalità ambientale nel 2015: il capoluogo di regione è decimo per infrazioni accertate, ben 636, vale a dire il 2,7 per cento su scala nazionale, mentre quello dauno è addirittura settimo, con 773 infrazioni accertate, pari al 3 per cento a livello nazionale. A Bari c’è particolare attenzione per le rotte con i Balcani e il resto dell’Europa dell’Est dei rifiuti.
La Procura prova a far fronte al fenomeno dopo aver vinto il progetto Dot.com Waste, finanziato dall’Unione Europea, per mettere in rete procure e polizie transfrontaliere, nella lotta contro i trafficanti di rifiuti. Eppure, aiutata dall’effetto deterrente dell’entrata in vigore della nuova legge sui reati ambientali, con pene più severe, prescrizioni più lunghe e nuovi delitti codificati, la Puglia ha fatto registrare un miglioramento rispetto agli anni scorsi. È passata, infatti, dal primato, al quarto posto, dietro Campania, Sicilia e Calabria. Sono state 2.437 le infrazioni accertate dal Gargano al Salento (nel 2014 erano state 4.499), pari all’8,9 per cento nazionale, 1.962 le denunce per reati ambientali, dieci arresti e 717 sequestri.
Proprio sul ciclo dei rifiuti sono state identificate 457 infrazioni, a fronte di 430 denunce, 196 sequestri e un solo arresto, nella provincia di Taranto. In Puglia, dal 2002 al 31 maggio scorso, ci sono state ben 58 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 18,5 per cento circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale. A Bari le irregolarità nella filiera dell’immondizia sono state 112, il 2,7 per cento di quelle nazionali, a fronte di 67 denunce, 53 sequestri e nessun arresto, che la collocano al settimo posto della non edificante classifica tra le città, appena dietro Foggia. «Dal 2007 al 30 giugno 2016 sono state ben 3.099 le discariche sequestrate in Puglia, dimostrando il valore di una buona pratica di sinergia nel contrasto ai crimini ambientali» ha spiegato Tarantini. Preoccupa l’assalto a patrimonio archeologico: la Puglia, dove imperversano i tombaroli, sale al settimo posto, con 31 furti di opere d’arte.
Dalla Campania Il pm Renato Nitti: «Troppi rifiuti dalla Campania, verificare se ci sono infiltrazioni criminali»