Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il bitontino sfuggito alla strage «A Dacca non tornerò mai più»
Gennaro Cotugno, l’imprenditore bitontino sfuggito alla strage «Non tornerò mai più in Bangladesh»
Gennaro Cotugno, imprenditore tessile di Bitonto, è sfuggito per miracolo alla strage terroristica nel ristorante di Dacca, in Bangladesh. Dato fino a ieri per disperso, già sul volo di rientro in Italia, il superstite ha raccontato come sia «vivo solo per caso». E si è ripromesso di non tornare mai più in Bangladesh. «Mi colpisce che i terroristi siano stati bengalesi di buona famiglia».
BARI È ancora vivo perché quel giorno non si sentiva bene e così ha preferito rimanere a casa; ce l’ha fatta perché ha deciso di non uscire, altrimenti si sarebbe ritrovato nell’Holey Artisan Bakery di Dacca, il luogo della strage degli italiani: lui è Gennaro Cotugno, imprenditore tessile di Bitonto, da tre anni in Bangladesh, dato in un primo momento per disperso e sfuggito solo per caso al massacro che ha spezzato le vite di nove italiani. «Quella sera anch’io sarei dovuto essere al ristorante dove è avvenuta la mattanza», dichiara in un colloquio con l’agenzia Ansa l’imprenditore. Il quale sottolinea di essere rimasto sconvolto e definisce l’attentato «un fulmine a ciel sereno». E mentre si accinge a mettersi in viaggio per l’Italia, annuncia l’intenzione di non tornare in Bangladesh. «Non sono mai stato razzista ma dopo questo episodio credo che lo diventerò», dichiara sempre all’Ansa, parole che riflettono il dolore e la rabbia per quella serata macchiata di sangue innocente.
«Non ce l’aspettavamo, la cosa che mi sconvolge è che a colpire siano stati bengalesi di buona famiglia, benestanti e istruiti», dichiara Cotugno. Che racconta: « I bengalesi sono molto dispiaciuti per quello che è accaduto: sanno benissimo che aiutiamo i loro figli, conoscono bene le centinaia di volontari tra cui medici che aiutano il loro popolo». La strage alimenta inevitabilmente la paura nella comunità di stranieri che hanno deciso di trasferirsi a Dacca. Non sono tanti, si conoscono tutti. Tra loro c’è Cotugno, titolare di un’azienda tessile, da tre anni in Bangladesh. «Probabilmente non tornerò mai più», ribadisce. «Li aiutiamo, li sovvenzioniamo dal 1970 - prosegue nel suo colloquio con l’Ansa - e questo è il ringraziamento che abbiamo». Gennaro pensa alle vittime, agli italiani che non ce l’hanno fatta. «Ci conoscevamo tutti, abbiamo fatto insieme molte cene». Là dentro doveva esserci anche lui. L’imprenditore bitontino è sfuggito a quella trappola mortale solo perché ha deciso di non uscire. La scelta che gli ha salvato la vita. «L’Holey Artisan Bakery, a Dacca, è frequentato molto dagli italiani perché fanno pane fresco ed è uno dei pochi posti dove si mangia in maniera decente. Io e un altro italiano - prosegue - siamo salvi perché stavamo poco bene e abbiamo preferito rimanere a casa». L’imprenditore, padre di tre figli, si sofferma sull’ondata di terrore che si è abbattuta sul Bangladesh ed è subito rimbalzata dall’altra parte del mondo. «La mia famiglia dichiara - mi ha chiamato preoccupata per avere notizie. Li ho rassicurati e poi ho chiamato la Farnesina per avvisare che stavo bene. Ora però - racconta - siamo stanchi: anche un italiano mio amico che lavora lì da 25 anni ha detto che non sa ancora se resterà». Perché ormai gli italiani si sentono nel mirino.
Verso casa L’imprenditore ha deciso di rientrare in Italia: «Sono sconvolto, ci conoscevamo tutti»