Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
IL WELFARE MORTIFICATO
Un altro ospedale si avvia alla chiusura, o a un sostanziale stravolgimento, contro le aspettative di tanti cittadini pugliesi. Lo smantellamento, sia pure mascherato, delle strutture sanitarie regionali, comincia con i primissimi anni del 2000, sempre in nome della riduzione delle spese e dell’insufficienza della finanza pubblica. In questa linea, è dell’altro giorno, la notizia dell’incombente disarmo dell’ospedale di Grottaglie, destinato a diventare – con un termine quanto mai edulcorato – un centro post-acuzie, come il Fallacara di Triggiano e altri nuclei sanitari regionali. Dire post-acuzie significa passare dal livello delle terapie specialistiche, fra nascita e rianimazione, al livello della riabilitazione, e dunque fuori dal campo medicale più avanzato per mezzi e per funzione. Qui si pongono due problemi di grande rilevanza, senza parlare dell’insopportabile impoverimento del patrimonio regionale di presidio sanitario e di ricerca scientifica applicata. Il primo problema riguarda la mortificazione del quadro complessivo del welfare di Puglia, proprio dal lato più delicato e avvertito dalle popolazioni, cioè sicurezza di salute e di vita, soprattutto quella che comincia, in Italia ormai in declino. E tagliare nella sanità significa esporre al rischio di ricorso al privato un numero consistente di ceti poco abbienti o comunque del tutto “scoperti”, in assenza di ospedali territoriali molto apprezzati anche come risorsa di lavoro qualificato. La giunta Emiliano deve fare i conti con la questione del benessere indiretto, specialmente dopo aver deciso il discutibile salario di cittadinanza, con i riflessi di quietismo indotto nella rivendicazione di un vero lavoro. E poi vi è un secondo problema, tutto politico: intervenire nella spesa pubblica tagliando o anche aggiungendo, non può più essere una questione di fredda contabilità, magari consumata a pezzi, un ospedale in meno oggi e un’acqua quasi privatizzata domani. Occorre invece una linea di programma chiara, che metta al centro dell’opinione pubblica quanta salute, quanta arte, quanta scuola, quanto sviluppo il governo locale intenda perseguire ora e per i prossimi anni. Ecco: lo sviluppo, ossia una materia che, per sua natura, non è riservata solo ai Consigli regionali, e che tantomeno può rispondere alla logica del giorno per giorno, l’esatto suo contrario. Su questo piano, l’attesa dei nostri ceti produttivi è alta e si fa già sentire: non può rimanere oltre senza risposta.