Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Critica e filosofia quando l’arte è gesto antisociale
Esposito, Bonito Oliva e il multiculturalismo: così critica e filosofia interpretano i nuovi mondi Il ruolo antisociale delle opere contemporanee
Penultimo appuntamento ieri sera, sulle Terrazze del Corriere del Mezzogiorno di Bari, del ciclo di incontri Quanto è contemporanea
l’arte contemporanea curato da Maddalena Tulanti e Marilena Di Tursi in simbiosi con la Fondazione Corriere della Sera. Ospiti il critico d’arte Achille Bonito Oliva, che si è soffermato sul ruolo dell’arte come gesto antisociale, e il filosofo Roberto Esposito, che invece ha parlato di società multiculturale e del concetto di comunità. Come al solito, straordinaria presenza di pubblico.
Arte e contaminazioni. Eurocentrismo e il punto di vista altro. Le migrazioni e la paura delle differenze. Gauguin 3.0 arte contemporanea tra multiculturalismo e globalizzazione è il tema scelto, per il terzo dei quattro appuntamenti di Quanto è contemporanea l’arte contemporanea, organizzati dalla Fondazione Corriere della Sera e dal Corriere del Mezzogiorno, sulla terrazza della redazione del quotidiano, a Palazzo Diana, in piazza Massari. Gli incontri sono a cura della docente dell’accademia di Belle arti di Bari, Marilena Di Tursi, e dall’editorialista del quotidiano, Maddalena Tulanti. A dialogare sul tema sono il celebre critico d’arte, Achille Bonito Oliva, teorico della transavanguardia, e il filosofo e saggista, Roberto Esposito, docente di filosofia teoretica alla Normale di Pisa. I due, entrambi napoletani, vicini di casa da ragazzi, hanno cercato assieme di comprendere e far comprendere al pubblico, cosa accade nell’arte e nella storia dell’umanità. Ad ascoltare il dialogo anche Serge Latouche, teorico della decrescita felice. «L’arte – spiega Bonito Oliva - è un gesto antisociale personalizzato, con il soggetto che riproduce una catastrofe linguistica. È un respiro biologico dell’umanità, dove l’artista ha il ruolo del massaggiatore, mentre il critico è l’allenatore. L’arte pone quindi il pubblico davanti a una sana difficoltà, non a una risposta di conferma, un servizio, ma uno spaesamento, che ci aiuta a riflettere in prima persona». La definizione di Bonito Oliva spiazza il pubblico. Lo smuove. Lo porta ad esercitare quel «muscolo intellettivo che altrimenti rimarrebbe anchilosato su se stesso». Come sarebbe rimasta atrofizzata la cultura occidentale se non avesse incontrato quella che un tempo era definita arte «tribale». Bonito Oliva parla poi del passo successivo di cui ha bisogno l’artista, per far conoscere la sua opera: la comunicazione. «L’opera ha bisogno di essere vista, necessita dell’altro, per allargarsi e diventare lingua, lingua altruista, che vuole penetrare, chiedendo partecipazione e attenzione». Il teorico della transavanguardia ricorda come la globalizzazione abbia sempre accompagnato l’umanità e come l’Occidente ha sempre cercato di cibarsi di ciò che arriva dagli altri mondi. Ne sono esempi, nella storia dell’uomo, la legge dell’impero romano, uguale per cittadini e non: dura lex sed lex. Così il multiculturalismo ha accompagnato da sempre l’arte: «Basti pensare allo scultore greco Lisippo, con l’idea che viaggia e diventa ellenismo, grazie alle sensibilità locali, per poi diventare arte greco romano», spiega ancora il critico. «Giordano Bruno è stato il primo filosofo dei mondi infiniti – ha raccontato, invece, Esposito colui che ha per primo superato il concetto dell’eurocentrismo. Grazie a lui si è iniziato a capire che esistono punti di vista diversi e che il nostro è solo uno di questi». Così il filosofo napoletano, considerato uno dei maggiori dei nostri giorni, ha affrontato il concetto stesso di contemporaneità, definita come «tempi diversi racchiusi nel tempo attuale» e rapportandolo alla stratificazione di culture e conoscenze, che con il viaggio, le migrazioni, hanno costituito ricchezza, anche per l’arte. «Il pensiero viene sempre da fuori, arriva prima di noi. L’esteriorità è quindi una dimensione importante, che contiene comunque dei rischi e dei pericoli. Perciò non dobbiamo criminalizzare chi avverte questo pericolo, senza dimenticare, però, la capacità del diverso di cambiare noi stessi. È importante recuperare il concetto di comunità, in quanto dono, nella coesistenza delle differenze». Dono, che nel sano concetto di comunità, equivale a «privarsi qualcosa per l’altro» aggiunge Bonito Oliva. Condizione necessaria per una società multiculturale.
Achille Bonito Oliva Il multiculturalismo ha sempre accompagnato la storia dell’uomo Roberto Esposito La diversità è ricchezza ma non criminalizziamo chi manifesta paura