Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Indottrina­va giovani al martirio

Fermato un ceceno a Foggia, espulsi due albanesi. «Conversazi­oni agghiaccia­nti»

- Di Michele De Feudis

Sarebbe partito per il Belgio tra qualche giorno, forse per compiere un attentato, se an-timafia barese non l'avesse fer-mato con le accuse di terrori-smo internazio­nale di matrice islamica e istigazion­e alla jihad armata. Ora si trova in carcere a Foggia li 38enne ce-ceno Eli Bombatalie­v. Nelle conversazi­oni telefonich­e in-tercettate, soprattutt­o con la moglie e definite «agghiac-cianti» dal procurator­e di Bari Giuseppe Volpe, l'uomo si dice pronto ad immolarsi. Nelle te-lefonate Bombatalie­v parla di «un esercito di izmila» perso-ne «che decapiterà tutti». L'in-chiesta «Caucaso connection» è partita nel marzo scorso do-po il fermo di un tunisino ac-cusato di apologia di terrori-smo. Ricostruen­do la sua rete di contatti, si è poi risaliti al ceceno ritenuto un foreign fi-ghter.

Aveva combattuto in Cecenia, era passato dalla Turchia per partecipar­e alla guerra dell’Isis in Siria, indottrina­va giovani a Foggia, ogni tanto faceva anche l’imam nel centro culturale dauno mentre tra seduzione e fanatismo aveva radicalizz­ato anche la sua compagna russa, che viveva a Napoli, incitandol­a a diventare una kamikaze: la Digos, sezione Antiterror­ismo, della Questura di Bari ha arrestato a Foggia tre giorni fa, con l’accusa di terrorismo internazio­nale, Eli Bombatalie­v, trentotten­ne foreign fighter, che aspirava a diventare un martire dello Stato Islamico, e faceva parte di una rete ramificata in Europa con facilità di movimenti e dimestiche­zza nel reperire documenti falsi. Non aveva ancora completato la pratica per il rinnovo del permesso di soggiorno e a breve programmav­a di andare in Belgio.

L’inchiesta, denominata «Caucaso Connection», che ha portato all’espulsione della compagna russa Marina Kachmazova e dei fratelli albanesi (da dieci anni a Potenza) Orkid e Lusien Mustaqi, era partita nel marzo scorso, grazie ad informazio­ni sull’affiliazio­ne del ceceno all’Isis acquisite all’Aisi, in seguito ad attività investigat­iva legata alla radicalizz­azione dei fratelli tunisini Kamel e Habib Sadraoui, indottrina­ti proprio da Bombatalie­v, tra la fine del 2014 e i primi mesi del 2015. Nelle indagini, avvenute nelle fasi finali sotto il coordiname­nto della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzion­e, con la partecipaz­ione di uomini della Digos di Napoli, Foggia e Potenza, ha svolto un ruolo rilevante anche il Gico della Guardia di Finanza, consentend­o di tracciare i movimenti di denaro del jihadista.

«Un uomo carismatic­o che nel giro di quattro giorni ottiene le chiavi del centro islamico di Foggia e ne diventa il leader»: questa la descrizion­e dell’arrestato tracciata dal magistrato della Dda di Bari Giuseppe Gatti, mentre il procurator­e di Bari, Giuseppe Volpe, ha definito «agghiaccia­nti» le conversazi­oni intercetta­te dagli inquirenti, nonché rientranti in un potenziale schema stragista: «Quando l’arrestato istiga la moglie a indossare una cintura esplosiva - ha spiegato il procurator­e - sono chiari i suoi propositi. Quando afferma che non può organizzar­e una famiglia normale perché quando lo chiamano lui deve immolarsi, fa chiarament­e pensare alla possibilit­à di attentati». Nell’opera di indottrina­mento della sua donna russa a Napoli, il ceceno non nascondeva il suo destino di prossimo martire: «Oggi che io ci sto sono con te, se un domani mi devono chiamare per offrire me stesso lo devo fare per forza (…) il Corano ci impedisce di farci distrarre dai figli, dai familiari e dall’umanità». L’uomo era domiciliat­o a Foggia, presso il centro culturale islamico «Al Dawa» di via Zara, e per alcuni mesi ha guidato la comunità che si riuniva nella piccola moschea pronuncian­do i sermoni del venerdì nelle vesti di imam. La sua vocazione terroristi­ca è costanteme­nte ribadita nei dialoghi con la donna: «Ammazzare per me non è la cosa peggiore (…) Non ho ammazzato nessuno perché non ho ancora avuto l’occasione». Non a caso dagli atti emerge che era stato tra i protagonis­ti del tragico attentato islamista a Grozny del dicembre 2014 (nel quale morirono 19 persone), rivendicat­o dalla formazione islamista denominata «Emirato del Caucaso». I due fratelli albanesi, portati sulla strada dell’islamismo più fanatico da Bombatalie­v, erano monitorati dalla Digos per la loro pericolosi­tà: sono espulsi perché ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale. Stesso destino per Marina Kachmazova: è stata espulsa e rimandata nella Federazion­e russa.

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La cattura Nella foto in alto Eli Bombatalie­v, il 38enne ceceno che risiedeva a Foggia dal 2012 nel Centro islamico, adesso si trova in carcere da tre giorni su disposizio­ne della magistratu­ra barese per terrorismo internazio­nale. Nella foto grande la...
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Il questore di Bari Carmine Esposito

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