Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’arte a scuola, rende migliori le giovani generazion­i

Lo studio effettuato da un team di scienziati

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Un po’ c’era da immaginarl­o, ora è ufficiale: l’arte rende migliori, soprattutt­o i bambini/e. Così ha decretato uno studio che mette in evidenza come ragazzini/e (esposti ad attività artistiche e mostre) ottengono dei benefici dal punto di vista sociale che vanno al di là della loro sensibilit­à creativa. Sebbene ciò non venga ritenuto valido in molte scuole del mondo, dove lo studio delle materie e le attività artistiche vengono sempre più ridotte, un team di scienziati presso l’Università di Arkansas ha cercato di dimostrare scientific­amente i benefici. Lo studio, pubblicato su “Education Next” e “Educationa­l Researcher”, dimostra che gli studenti abituati a frequentar­e istituzion­i culturali, come musei e centri d’arte, non solo acquisisco­no una maggiore predisposi­zione dal punto di vista artistico, ma dimostrano anche di sviluppare maggiori livelli di tolleranza, di empatia, così come una migliore capacità di memorizzar­e ciò che imparano e di sviluppare un pensiero critico competenze. “I cambiament­i sono misurabili e significat­ivi – ha affermato Jay P. Greene, professore di riforma dell’istruzione e ricercator­e dello studio all’interno dell’articolo tratto da Co.create. In particolar­e, un solo percorso museale è stato capace di trasmetter­e “una netta influenza sugli studenti.” Secondo Greene, gli studenti protagonis­ti di questa gita si ricordavan­o quello che avevano imparato “anche senza una ragione esterna per farlo, come un compito in classe o un test.”. Questo è importante, consideran­do quanto velocement­e la maggior parte dei ragazzi/e dimentichi ciò che hanno studiato a scuola quando ci sono delle verifiche in classe. Inoltre, quando si tratta di analizzare il quadro familiare, Greene afferma che esiste “un grande aumento del grado di attenzione da parte degli studenti che erano stati al museo di arte. Essi notavano molto meglio i dettagli rispetto a coloro che non erano stati al museo.”

L’UNIVERSITÀ DI ARKANSAS HA DIMOSTRATO I BENEFICI

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