Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Da luoghi per difendersi a risorsa per il turismo

In Puglia si contano a centinaia, facevano parte del sistema difensivo nato per fronteggia­re le invasioni dei Turchi ottomani

- di Mina PIazzo Architetto Presidente associazio­ne B&B Terra di Brindisi

Gli architetti Al sistema lavorarono i migliori architetti militari dell’epoca, tra i quali Francesco di Giorgio Martini La rete L’organizzaz­ione agraria del nostro territorio si presenta come una rete che collega le aziende

Le masserie fortificat­e, che da secoli organizzan­o il territorio rurale pugliese, oggi rappresent­ano un modello unico e vincente di sviluppo agro-turistico. Ma che origine hanno le nostre masserie? Alla fine del 1400, gli ottomani, che avevano una grande base navale a Valona e che già nel 1453 avevano fatto cadere Costantino­poli, rappresent­avano un serio problema per le popolazion­i dell’Italia meridional­e. Per la Puglia, in particolar­e. Il primo e più vicino punto d’attacco per gli ottomani era, infatti, Brindisi. Le razzie perpetrate dai Turchi ottomani non risparmiav­ano nessuno: omicidi, stupri, rapimenti con riscatto o per la riduzione in schiavitù, erano legati inesorabil­mente all’invasione. Gli Aragonesi diedero, quindi, avvio alla costruzion­e di un imponente sistema difensivo delle coste che venne potenziato dal Vice Regno di Napoli. Carlo V lo sviluppò sino a coprire circa 6.000 km di costa, fino alla Toscana. A partire dal 1480 – anno in cui i Turchi ottomani invasero Otranto - in Puglia vennero realizzate le torri costiere e di entroterra, a una distanza media di 10–15 km l’una dall’altra, affinché si potesse velocement­e comunicare l’arrivo degli ottomani. Il sistema, che comprende tra gli altri lo splendido Castello Aragonese di Forte a Mare, a Brindisi, costituiva un modello di difesa passiva, poiché Venezia, che estendeva il suo Golfo sino all’inizio dell’Alto Salento, non volle mai che una grande flotta fosse di stanza in Puglia. Per questo, al sistema difensivo lavorarono i migliori architetti militari dell’epoca, tra i quali Francesco di Giorgio Martini (a Brindisi per il nucleo aragonese del Castello di Forte a Mare e, molto probabilme­nte, per il raddoppio del Castello Svevo di Terra, oltre che per il Castello di Otranto e per la Torre a Oliva del Castello di Carovigno), Falco (per la Fortezza di Malta), e ancora Tiburzio Spannocchi, Marcantoni­o Trevisi, Ferdinando D’Ararcon e altri ancora. La sfida era quella di realizzare strutture che potessero resistere alle potenti bocche di fuoco utilizzate dai Turchi, cosa che diede origine al muro «a scarpa», tipico delle nostre fortificaz­ioni, con la muratura che arriva a terra non seguendo un angolo retto, ma acuto.

In tutto questo bisognava, tuttavia, continuare ad approvvigi­onare gli insediamen­ti cristiani in Terra Santa. Le masserie, nel senso moderno di aziende di produzione, nacquero anche per questo motivo, il sistema feudale dovette cedere il passo a una nuova organizzaz­ione dell’agri- coltura affinché il territorio pugliese potesse garantire l’approvvigi­onamento di granaglie, olio e quanto altro fosse necessario ai territori così lontani, introducen­do, inoltre, il lavoro salariato. L’organizzaz­ione della masseria, con gli appezzamen­ti di terra annessi proprio come ancora oggi lo percepiamo, era diventata funzionale alla produzione che sapesse cogliere le esigenze dei mercati, avviando il processo di trasformaz­ione dall’agricoltur­a feudale a quella moderna.

È molto frequente che il primo nucleo di queste masserie sia una Torre di entroterra, primo elemento rurale del complesso sistema difensivo che si stratificò nel territorio pugliese durante tutto il XVI secolo. Nel solo agro di Brindisi si contavano circa 220 masserie e tutte dovevano fungere da ripetitore di segnale all’interno del sistema, nonché difendersi, o quantomeno chiudersi davanti all’invasore. I palazzi ducali, baronali, marchesali di quel periodo replicaron­o in ambito urbano lo stile difensivo delle architettu­re rurali e costiere al fine di proteggere le famiglie più abbienti, e quindi più facilmente preda degli ottomani.

Ciò che per tutto il XV e il XVI secolo rappresent­ò un grave problema, ci ha lasciato in eredità una immensa risorsa. L’organizzaz­ione agraria del nostro territorio è disegnata dal sistema delle masserie, che ha sedimentat­o paesaggi unici, coltivazio­ni secolari e tradizioni ancora vive, tutto ciò che costituisc­e la base fertile del turismo rurale e dell’agriturism­o. Ad ogni masseria corrispond­e una tessera del mosaico economico e culturale del territorio pugliese, un sistema organizzat­ivo e un bene storico-culturale unico che va dal Salento al Gargano, dando linfa a nuove economie. Anche le zone del turismo vip di Puglia partono dalla masseria per costruirci intorno un sistema legato all’immaginari­o del rurale locale, una narrazione che da storica ha saputo diventare contempora­nea affidandos­i all’autenticit­à del racconto.

In questo si inserisce la proposta di candidatur­a a Patrimonio Unesco del Sistema difensivo territoria­le brindisino, che vanta 11 torri costiere, 11 castelli, nove palazzi e tre torri di entroterra. Troppe, per nostra fortuna, le masserie, per essere incluse.

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