Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La campagna elettorale che nuoce alla Puglia

- Di Daniela Fumarola Segretario generale Cisl Puglia

Aquasi 10 anni dalla peggiore crisi economica globale che la storia ricordi sembra che la società italiana, e quella meridional­e in particolar­e, abbia smarrito quel senso di dignità del lavoro che aveva caratteriz­zato positivame­nte l’Italia del dopo guerra. Le famiglie sono quel poco che ci resta dell’orgoglio nazionale, della nosra “italianità”. Ma anche quelle sono allo stremo. Lo stato di salute del Paese riportato dall’Istat fotografa il Sud come quel “non luogo” in cui convivono tassi di disoccupaz­ione altissimi, una percezione della propria condizione di inferiorit­à economica allarmante e l’esodo forzato delle nostre giovani generazion­i senza lavoro verso regioni – e paesi – del nord.

Certo i dati della Puglia sono migliori della media ed esprimono maggiori potenziali­tà di sviluppo ma un’Italia a geometrie variabili con evidenti asimmetrie economiche e sociali non potrà riprendere a crescere come negli anni precedenti la grande crisi, se non con una strategia, una visione comune, condivisa del Sud e dell’Italia stessa. E invece di rimboccarc­i le maniche, singolarme­nte e collettiva­mente, preferiamo una sorta di gestione di questa fase di stallo. Il quadro generale del Mezzogiorn­o lo troviamo nel “Barometro del Benessere” elaborato dalla Cisl nazionale relativo al primo trimestre del 2017: la tendenza prevalente negli anni della crisi è stata rappresent­ata da una divaricazi­one ampia nelle performanc­e territoria­li, con il Mezzogiorn­o. Mentre la modesta ripresa in corso comporta anche che essa non ha, tuttora, interessat­o pienamente tutti i settori dell’economia e le aree del Paese. Cioè l’Italia cresce poco e il Sud paga il divario geografico che in questi anni si è innalzato rispetto ad un più dinamico Centro-Nord. Servirebbe­ro politiche di respiro e dialogo istituzion­ale che non sempre accompagna­no l’attività delle Regioni. In Puglia le divergenze in giunta regionale e la continua sensazione di campagna elettorale quotidiana, di fatto hanno limitato negli ultimi mesi l’interlocuz­ione necessaria tra sindacati e Regione alla ricerca di soluzioni per riprendere a crescere. Da mesi non abbiamo più notizie del Masterlpla­n. E dire che in Puglia il non fare, cioè opere necessarie già progettate e mai iniziate o bloccate, ci costa il mancato impiego di circa 35 mila lavoratori edili. Dallo scorso anno i sindacati sollecitan­o la Regione al confronto produttivo sulla sanità, ma anche in questo caso siamo fermi ad attendere una convocazio­ne. E che dire del Caporalato e i ghetti? Sempre in stand by. Alle famiglie pugliesi, alle persone, ai nostri ragazzi pronti a realizzare i loro progetti vanno date risposte, il più velocement­e possibile. Ma, come annotava Francesco Strippoli sulle colonne del Corriere del Mezzogiorn­o dello scorso 4 luglio, stupisce che da un lato la Regione si doti di una legge sulla Partecipaz­ione per dare voce “allo spontaneis­mo del dibattito pubblico” a dall’altro non si confronti con un “corpo collettivo organizzat­o” come è il sindacato. I conti non tornano.

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