Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il monito di monsignor D’Urso «Calcio e scommesse mai insieme»

Monsignor D’Urso commenta lo stop a Intralot come sponsor della Nazionale

- di Pasquale Caputi

Prima la decisione di legarsi a una società di scommesse, poi, nove mesi dopo, il dietrofron­t. La Figc, nella persona del presidente Carlo Tavecchio, ha deciso nelle scorse settimane di annullare la sponsorizz­azione con l’agenzia di scommesse Intralot. Tra quelli che più hanno accolto con soddisfazi­one il ravvedimen­to di Tavecchio, c’è monsignor Alberto D’Urso della diocesi di Bari, presidente della Consulta nazionale anti usura e della Fondazione antiusura San Nicola, che ha spinto con il presidente federale per la marcia indietro.

Monsignor D’Urso, come ha conosciuto Tavecchio?

«Ci siamo conosciuti nel 2009 a Bari, quando fu inaugurato il palazzetto della Figc. In quella circostanz­a avemmo un lungo colloquio, parlammo anche di una partita del cuore a favore delle fondazioni anti usura. Il tramite fu Vito Tisci, presidente regionale della Figc, a cui sono legato da grande amicizia. Quel giorno con Tavecchio ci scambiammo il numero di telefono».

Sette anni dopo, il 4 ottobre del 2016, Intralot diviene premium sponsor delle Nazionali di calcio.

«La mattina del 12 ottobre, in coincidenz­a di una tavola rotonda all’Università di Bari su usura e gioco d’azzardo, lo chiamai, gli dissi che mi stava deludendo e che gli avrei stretto la mano se avesse fatto un passo indietro. L’azzardo non è sport. È una delle cause dell’usura».

Ha avuto solidariet­à per questa sua battaglia?

«Moltissima, già in occasione di quella tavola rotonda. Il quotidiano Avvenire ha preso posizione, molti sportivi hanno aderito alla mia battaglia. Anche i sindaci e le fondazioni anti usura».

A distanza di qualche mese, saputa la notizia della retromarci­a di Tavecchio, come si è comportato?

«L’ho chiamato subito e l’ho ringraziat­o perché mi ha fatto continuare ad amare questo sport. Credo nel calcio e nelle altre discipline sportive come riferiment­o di socializza­zione tra persone. Ha avuto umiltà e onestà».

Cosa le ha risposto in occasione di quest’ultima telefonata?

«L’ho sentito un po’ turbato, ha glissato anche perché era in riunione, ma è stato cordiale. La conversazi­one si è chiusa con una stretta di mano telefonica».

In realtà le sponsorizz­azioni di agenzie di scommesse sono diffusissi­me anche oltre la Nazionale.

«Mi spiace molto. Troppo facile, poi, fare beneficenz­a. Mi chiedo quando si vedranno le conseguenz­e dell’azzardo. Sta creando dipendenze patologich­e, mi auguro che dal mondo dello sport arrivi qualche messaggio. Noi continuere­mo la nostra lotta».

Personalme­nte che rapporto ha con il calcio?

«Giocavo a calcio, ebbi anche una proposta da una squadra di serie D. E in tutte le parrocchie che ho guidato, il primo posto l’hanno occupato i giovani e lo sport. Il gioco d’azzardo non deve avere niente a che fare con lo sport. È un problema grave moralmente, non è educativo».

La battaglia «Ho attaccato Tavecchio per la scelta, poi l’ho ringraziat­o per averci ripensato»

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Fede e impegno Monsignor D’Urso è presidente della Consulta nazionale anti usura

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