Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Geppi De Liso racconta la sua vita da pubblicitario
Eventi, campagne e soprattutto incontri: da Pasolini a Munari, da Laterza al Petruzzelli
Pubblichiamo per gentile concessione dell’editore Adda l’introduzione di Giovanni Anceschi al libro di Geppi De Liso «Dalla china con amore. Storie di grafica e pubblicità», Bari 2017
Qui e ora non ho proprio intenzione di parlare di questo bel libro. Ai lettori potenziali direi semplicemente: «Leggetelo, questo libro, che vale la pena. Perché imparerete molte cose insolite sulla nostra attività, professione, mestiere, disciplina».
Insomma non è il caso di fare una sorta di recensione anticipata, magnificando questo e quello. Non ce n’è nessun bisogno. Il libro da solo riesce a stupire per la quantità, varietà e qualità degli artefatti progettati, dei temi elaborati e degli eventi raccontati.
Certo si potrebbe parlare di alcuni risultati che svettano, come, ad esempio, il lavoro fatto con costanza e coerenza ma anche con innovazione artistica, intorno a quell’eccellenza della cultura dello spettacolo che è il Teatro Petruzzelli, dove ciascun manifesto è un piccolo paradigma di saggistica visuale.
Ma io voglio parlare dell’autore.
O forse è proprio dal libro che cercherò di ricavare gli indizi che parlano di quella figura davvero particolare che è Geppi De Liso.
Sono le sue attività, azioni, interventi, che vanno messi in luce. La sua aurorale ma energica militanza nelle attività di «stampa e propaganda» - come si diceva allora – del Pci pugliese.
O la sua militanza nel Movimento della Grafica di Pubblica
Utilità, che ha rappresentato anche la registrazione del dif- fondersi delle attività di progetto comunicativo su tutto il territorio nazionale. E di cui Geppi ha costituito con altri l’energetica ala meridionale. E, nel risvolto di copertina, c’è l’elenco delle sue cospicue attività accademiche.
Ma non si tratta solo di allineare come in un curriculum le res gestae. Bisogna nel suo caso segnalare che davvero peculiare è il modo con cui intende attività e professione: ad esempio come sequenza di incontri anche personali ed umani. Antonio Boggeri, Pierpaolo Pasolini, Vito Laterza, Bruno Munari, Gigi Proietti, Frank Sinatra, Franco Balan e – indegnamente – Giovanni Anceschi: scorrendo l’indice del libro si inanellano gli incontri con quelle che sono certamente personalità ma anche persone, di cui Geppi annota poi sempre un imbarazzo, un sorriso, un risvolto buffo, uno slancio del sentimento. Appunto i tratti che ne fanno una persona umana, vera.
Io ho dunque la fortuna di conoscere Geppi di persona. E la relazione che ho con lui - al di là della stima professionale e scientifica - è quella che si ha con un amico sicuro. Non ho mai avuto l’occasione di collaborare professionalmente con Geppi, però ho sempre avuto la sensazione che - per me - a Bari c’era una persona solidamente fidata. Da Geppi arrivavano e arrivano di continuo segnali di novità e di curiosità, di entusiasmo e di franchezza. E Geppi, poi, per fortuna ha un modo sempre ironico e complice di presentare quello che ha da dire, con quella sua voce sardonica e soffusa perfino da qualche lieve risuonare sulfureo. Felicemente sorprendente per un uomo che è buono come il pane.
Nel suo nome c’è del resto come l’eco di uno dei vertici della comicità canora di Totò: «Geppina Geppi, la tua voceeeeee!».