Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Unità, i meridionali vittime di una guerra»
Giordano Bruno Guerri: «Giornata della memoria legittima e utile»
«L’Unità fu una vera guerra nella quale le popolazioni meridionali resistevano contro un invasore; e le truppe dei Savoia considerarono i popoli del Sud come nemici militari». Per questo, lo storico Giordano Bruno Guerri è favorevole all’istituzione di un giorno del ricordo per le vittime meridionali dell’Unità. L’ha fatto la Regione Puglia su proposta dei Cinque Stelle, ma le polemiche non si fermano.
«Tutto ruota intorno al principio del ricordo: può essere memoria virtuosa o una maniera per perpetuare una guerra». Giordano Bruno Guerri, scrittore e storico, presidente del Vittoriale degli Italiani, è convinto che una giornata per ricordare i martiri meridionali del Risorgimento abbia una rilevante fondatezza. Al tema lo studioso ha dedicato i volumi Il sangue del Sud. Antistoria del Risorgimento e del brigantaggio e Il bosco nel cuore. Lotte e amori delle brigantesse che difesero il Sud (entrambi Mondadori).
Guerri, una legge per ricordare i morti meridionali dell’Unità d’Italia che effetti può generare?
«Serve, come servono le altre giornate della memoria. Una volta stabilito che bisogna rendere omaggio alle vittime di un conflitto, mi sembra giusto dedicare un giorno ai caduti meridionali. Posso serenamente dire che l’Unità fu una vera guerra nella quale le popolazioni meridionali resistevano contro un invasore, non sentivano alcuna necessità di unirsi con i piemontesi e le truppe dei Savoia considerarono i popoli del Sud come nemici militari, tentandone l’annientamento. La storiografia ufficiale ha soffocato queste vicende per più di un secolo e mezzo e adesso è giusto ricordare la verità dei fatti». Cosa muove il M5S in questa crociata meridionalista? «Non sono un grillinologo. Sono però affranto da questo uso politico della storia, perché si vanno a rileggere con una chiave evidentemente politica degli avvenimenti che non stati ancora elaborati storiograficamente».
L’unità d’Italia continua a “dividere”. Le polemiche sono accentuate anche dalla crisi economica?
«Nascono fazioni proprio perché l’unificazione non è stata realizzata con un movimento di popolo, ma grazie a un movimento intellettuale e politico che ha portato a compimento la visione espansiva di una dinastia. I Savoia potevano conquistare solo l’Italia e l’hanno fatto, non mantenendo le promesse che dispensava Giuseppe Garibaldi sulla terra da donare ai contadini. Furono invece imposte a freddo misure tremende, fu introdotta una dura leva militare, lunga sei anni, in un Sud dove al tempo dei Borboni c’erano tante esenzioni».
C’è spazio per un nuovo rivendicazionismo territoriale?
«Ci furono tanti villaggi bruciati, raccolti incendiati, molti morti: queste sono ferite che lasciano un segno. Come scrive Carlo Levi in Cristo si è fermato
ad Eboli, non c’è famiglia che non abbia il ricordo di un lutto a causa di questa vicenda. Oggi il divario economico Nord-Sud non è stato affatto colmato, molti meridionali cercano dunque una differente legittimazione dei propri diritti».
Oltre la retorica neoborbonica e risorgimentale il revisionismo è sempre utile?
«E’ indispensabile, l’evoluzione umana si basa sulle revisioni, sul migliorare i dati esistenti. Nella storiografia questa formula ha assunto un assurdo connotato negativo: se medici, fisici o architetti si accontentassero dei dati esistenti, si fermerebbe il progresso».
Il regista Pasquale Squitieri, che la lanciò come attore, era un sostenitore della causa del Sud. Condivideva le sue posizioni?
«Girò una memorabile pellicola, Li chiamarono... briganti!. Difendeva i briganti in maniera estrema e per questo non accettai di fare la sceneggiatura del film. Ma lo ricordo con affetto: mi volle far interpretare Pier delle Vigne, accanto a Claudia Cardinale, in Stupor Mundi».
I Savoia bruciarono villaggi, incendiarono raccolti, ammazzarono e misero in carcere tanta gente: queste sono ferite che lasciano un segno. Come scrive Carlo Levi, non c’è famiglia che non abbia il ricordo di un lutto a causa di tutto questo