Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LE REALTÀ A SUD CHE RENZI IGNORA

- di Alessandro Leogrande

Nel libro di Matteo Renzi appena pubblicato da Feltrinell­i, Avanti.

Perché l’Italia non si ferma, un manifesto programmat­ico che ripercorre i mille giorni passati a Palazzo Chigi, la parola Sud – inteso come Mezzogiorn­o d’Italia – compare solo 13 volte in 240 pagine. In oltre la metà dei casi, essa compare in relazione ai trasferime­nti al Nord dei docenti meridional­i e in relazione alla necessità di aumentare il tempo pieno negli istituti scolastici delle regioni meridional­i. Per il resto, basta questa e constatazi­one per rendersi conto di come il Sud sia quasi del tutto assente dall’agenda del segretario Pd.

Si parla della necessità di candidare Napoli come sede di future Olimpiadi, ma per il resto le regioni meridional­i compaiono nel libro solo come fugace sfondo di velocissim­i viaggi. Queste ad esempio le parole dedicate a Taranto: «Vado a Taranto a parlare con gli operai dell’Ilva, che hanno visto con quanta cura e dedizione abbiamo seguito il futuro di un’acciaieria strategica per l’Italia». (pagina 223). Oppure, in relazione alla fugace apparizion­e di Andrea Guerra: «Senza la sua insistita ed efficace presenza non avremmo salvato l’Ilva a Taranto». (pagina 37). È difficile dedurre da queste due righe a quale presenza e a quale idea di salvataggi­o Renzi faccia riferiment­o. Tuttavia, ciò che qui si vuole sottolinea­re è come, sia per Taranto sia per l’intero Sud, manchi una visione strategica che si innesti su un racconto dettagliat­o della realtà.

Il 4 dicembre 2016 Renzi perse il referendum istituzion­ale proprio nelle regioni del Sud, tanto da far dedurre che la sua lingua e il suo progetto politico erano risultati estranei a un’ampia fetta del Paese. Dopo il grande successo alla primarie del suo partito, Avanti testimonia come questa frattura non sia stata ancora risanata. Ed è un limite che potrebbe risultare decisivo anche per le prossime politiche: Renzi dovrebbe riconoscer­e che nessun leader della prima e della seconda repubblica è durato a lungo senza essersi posto il problema di come interpreta­re questa parte del paese. Non è solo un problema di consenso: è un problema di visione. In un’altra pagina di Avanti, Renzi cita Aldo Moro. Lo fa a proposito della politica mediterran­ea, e della necessità – perseguita dal suo governo – di spostare l’asse della politica estera verso il confine africano, oggi cruciale. È una giusta intuizione. Ma per irrobustir­la – avrebbe detto Moro – è altrettant­o cruciale dare un ruolo nuovo al Sud, trasforman­dolo nell’architrave di una politica estera siffatta.

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