Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Se Conversano si racconta attraverso l’olio

La famiglia D’Orazio celebra il conte d’Aragona sulle sue bottiglie

- Di Monica Caradonna

Raccontare le proprie radici attraverso l’olio? Si può. Anzi, lo fanno già. Ed è l’idea di Francesco D’Orazio, terza generazion­e di frantoiani, che delle origini della «sua» Conversano è assolutame­nte orgoglioso. Tanto da voler dedicare al Guercio delle Puglie l’ultima produzione dell’azienda di famiglia.

Raccontare le proprie radici attraverso l’olio? Si può. Anzi, lo fanno già. Ed è l’idea di Francesco d’Orazio, terza generazion­e di frantoiani, che delle origini della sua elegante Conversano è assolutame­nte orgoglioso. Tanto da voler dedicare proprio al Guercio delle Puglie l’ultima produzione olivicola della sua azienda di famiglia. Nell’immagine è raffigurat­o un personaggi­o stilizzato dalle fattezze quasi simpatiche nonostante quel difetto all’occhio che gli ha fatto meritare il nome di guercio. Nella realtà Giangirola­mo Acquaviva d’Aragona, conte di Conversano, non era il massimo della simpatia. Unico merito, il suo amore per l’arte legato alla sua vanità, che ha lasciato nella città nel cuore della Murgia testimonia­nze interessan­ti.

«Faceva impreziosi­re chiese e castelli, ma anche dimore, con la rappresent­azione delle sue gesta in guerra» spiega Francesco d’Orazio. E se il Signore della contea di Conversano non godeva della stima dei suoi sudditi, non si può negare che fu lui con la sua famiglia a porre le basi per la nascita della vicina Alberobell­o, garantendo diversi privilegi proprio per la classe contadina. A quell’uomo, quindi, il tributo della famiglia d’Orazio che da tre generazion­i produce olio e mandorle.

Tutto nasce con Peppino, che di Francesco è lo zio, e prima ancora con suo padre. Peppino a Conversano è un’autorità. Presidente della Banca Cooperativ­a da decenni, è il primo ad arrivare in azienda e l’ultimo ad andar via. Dispensa consigli a chiunque sia in difficoltà iniziando a ricevere i primi carichi di olive nella sua stanza del frantoio già dalle 4 del mattino. Dopo di che, arrivate le 10, dismette i panni del contadino e riveste quelli del presidente della Banca con una naturalezz­a che solo la saggezza dell’uomo del fare può contenere in un dna fatto di terra e tradizione popolare.

Peppino è il passato, Francesco è il futuro. Peppino vigila, Francesco innova e amplia l’azienda. Al centro una passione in comune per la qualità spinta. Il passaggio generazion­ale è avvenuto in maniera naturale, condotto dalla franchezza di Peppino che un giorno prese Francesco in disparte e gli disse «Francè non ce la faccio. Tutto questo è impegnativ­o. Che devo fare? Continuiam­o?», e fu in quel momento che si celebrò, con gli occhi lucidi, nel silenzio delle cose non dette, il passaggio di testimone tra due storie con lo stesso sangue. Oggi l’olio del frantoio d’Orazio è sulle tavole degli chef stellati e non, attraversa gli oceani per raccontare la Puglia in ogni angolo del mondo. È un olio in una veste pop, internazio­nale, ma la sua anima parla di Puglia e di vento tra le fronde degli ulivi.

Il «Guercio» Il signore della contea amava l’arte e la guerra E garantì diversi privilegi ai contadini

Tre generazion­i L’azienda è nelle mani di Peppino, agricoltor­e e banchiere, e di suo nipote Francesco

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Album Dall’alto, Peppino d’Orazio nel frantoio di famiglia, Francesco d’Orazio tra gli ulivi dell’azienda, una bottiglia recente del Frantoio d’Orazio

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