Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Se Conversano si racconta attraverso l’olio
La famiglia D’Orazio celebra il conte d’Aragona sulle sue bottiglie
Raccontare le proprie radici attraverso l’olio? Si può. Anzi, lo fanno già. Ed è l’idea di Francesco D’Orazio, terza generazione di frantoiani, che delle origini della «sua» Conversano è assolutamente orgoglioso. Tanto da voler dedicare al Guercio delle Puglie l’ultima produzione dell’azienda di famiglia.
Raccontare le proprie radici attraverso l’olio? Si può. Anzi, lo fanno già. Ed è l’idea di Francesco d’Orazio, terza generazione di frantoiani, che delle origini della sua elegante Conversano è assolutamente orgoglioso. Tanto da voler dedicare proprio al Guercio delle Puglie l’ultima produzione olivicola della sua azienda di famiglia. Nell’immagine è raffigurato un personaggio stilizzato dalle fattezze quasi simpatiche nonostante quel difetto all’occhio che gli ha fatto meritare il nome di guercio. Nella realtà Giangirolamo Acquaviva d’Aragona, conte di Conversano, non era il massimo della simpatia. Unico merito, il suo amore per l’arte legato alla sua vanità, che ha lasciato nella città nel cuore della Murgia testimonianze interessanti.
«Faceva impreziosire chiese e castelli, ma anche dimore, con la rappresentazione delle sue gesta in guerra» spiega Francesco d’Orazio. E se il Signore della contea di Conversano non godeva della stima dei suoi sudditi, non si può negare che fu lui con la sua famiglia a porre le basi per la nascita della vicina Alberobello, garantendo diversi privilegi proprio per la classe contadina. A quell’uomo, quindi, il tributo della famiglia d’Orazio che da tre generazioni produce olio e mandorle.
Tutto nasce con Peppino, che di Francesco è lo zio, e prima ancora con suo padre. Peppino a Conversano è un’autorità. Presidente della Banca Cooperativa da decenni, è il primo ad arrivare in azienda e l’ultimo ad andar via. Dispensa consigli a chiunque sia in difficoltà iniziando a ricevere i primi carichi di olive nella sua stanza del frantoio già dalle 4 del mattino. Dopo di che, arrivate le 10, dismette i panni del contadino e riveste quelli del presidente della Banca con una naturalezza che solo la saggezza dell’uomo del fare può contenere in un dna fatto di terra e tradizione popolare.
Peppino è il passato, Francesco è il futuro. Peppino vigila, Francesco innova e amplia l’azienda. Al centro una passione in comune per la qualità spinta. Il passaggio generazionale è avvenuto in maniera naturale, condotto dalla franchezza di Peppino che un giorno prese Francesco in disparte e gli disse «Francè non ce la faccio. Tutto questo è impegnativo. Che devo fare? Continuiamo?», e fu in quel momento che si celebrò, con gli occhi lucidi, nel silenzio delle cose non dette, il passaggio di testimone tra due storie con lo stesso sangue. Oggi l’olio del frantoio d’Orazio è sulle tavole degli chef stellati e non, attraversa gli oceani per raccontare la Puglia in ogni angolo del mondo. È un olio in una veste pop, internazionale, ma la sua anima parla di Puglia e di vento tra le fronde degli ulivi.
Il «Guercio» Il signore della contea amava l’arte e la guerra E garantì diversi privilegi ai contadini
Tre generazioni L’azienda è nelle mani di Peppino, agricoltore e banchiere, e di suo nipote Francesco