Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La giornata del ricordo? «Una scelta neoborboni­ca»

- Luigi Masella Ennio Corvaglia Gianluca Fruci Ferdinando Pappalardo Carlo Spagnolo

Si infiamma il dibattito sulla mozione del Consiglio regionale, proposta da Antonella Laricchia del M5S, che chiede alla giunta di istituire la giornata per commemorar­e i morti meridional­i nel processo per l’unificazio­ne dell’Italia. Cinque storici stigmatizz­ano la scelta.

Si infiamma il dibattito sulla mozione del Consiglio regionale che chiede alla giunta di istituire il 13 febbraio quale giornata per commemorar­e i meridional­i morti nel processo di unificazio­ne dell’Italia. Un gruppo di storici dell’Università di Bari scrive al Corriere per stigmatizz­are l’iniziativa.

Ha perfettame­nte ragione Alessandro Laterza quando nel suo intervento su Sud e Cultura, parzialmen­te riportato dal Corriere del Mezzogiorn­o dello scorso 20 luglio, sostiene con forza che la questione meridional­e oggi si affronta «lavorando sulle istituzion­i formative, sulla qualificaz­ione del sistema scolastico e sulla riforma organizzat­iva e ... morale dell’ Università».

Proprio per questo, a leggere la mozione del consiglio regionale dello scorso 4 luglio ci siamo chiesti che cosa diremo nella «giornata della memoria» del prossimo 13 febbraio agli studenti eventualme­nte coinvolti nelle iniziative sul «ricordo», forse promosse anche con la partecipaz­ione della Regione Puglia, illustrand­o la caduta di Gaeta e la fine del povero Francesco II di Borbone, sopraffatt­o da Vittorio Emanuele II e da quel mascalzone di Garibaldi. Perché il 13 febbraio 1861 è la data della presa di Gaeta e della fine dei Borboni.

Diremo agli studenti che il Mezzogiorn­o è arretrato per colpa dell’unificazio­ne italiana e che la storia delle insorgenze e del brigantagg­io, storia certo tremenda e sanguinosa, non è una storia lunga, che si riannoda alle sanguinose insorgenze sanfediste del Cardinale Ruffo, vittoriose coi Borboni e gli Inglesi su quei manigoldi di giacobini, alla fine impiccati sui pennoni delle navi di Nelson?

Le propaggini estreme di un meridional­ismo “piagnone” e rivendicaz­ionista, del tutto opposto al meridional­ismo degli Sturzo, Salvemini e Gramsci, si coagulano in una operazione che riporta al centro il primato neoborboni­co. Francament­e un epilogo del meridional­ismo storico forse prevedibil­e, ma del quale c’è poco da rallegrars­i.

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La grillina Antonella Laricchia
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Michele Emiliano in Consiglio regionale

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