Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Siderale Ottaviano Tra le stelle c’è un sassofono
Ecco il tanto atteso nuovo album di Roberto Ottaviano per la Dodicilune, Sideralis. Il sassofonista barese è parte di un quartetto (anzi, un QuarkTet com’è scritto in copertina) di assoluti protagonisti del jazz internazionale: al suo fianco troviamo infatti il giovane pianista inglese Alexander Hawkins (già in Forgotten Matches), che tiene insieme come pochi lo swing e le dissonanze, il ritmo e l’astrazione, mentre i due americani della ritmica, Michael Formanek al contrabbasso e Gerry Hemingway alla batteria, forniscono cavata sontuosa e tamburi danzanti, passione e abilità. Come Ottaviano, sono cresciuti nel «post-free» degli anni Settanta-Ottanta. La loro, quindi, è musica difficile, basata su sequenze improvvisate all’interno di strutture e temi scritti o comunque organizzati. Ottaviano dedica l’album a Coltrane (di cui ricorre quest’anno il cinquantenario della morte), quello free e perso tra le stelle degli ultimi dischi Impulse (da Ascension a Interstellar Space), ma non c’è qui il «grido» né la preghiera coltraniana. C’è una ricerca più sottile, che unisce razionalità e poesia. L’iniziale Vulpecula con i suoi intervalli ampi e spigolosi fa pensare ad Anthony Braxton (con il quale hanno suonato a lungo sia Hemingway che Formanek). Se la successiva Berenice’s Code punta su una melodia di forte suggestione all’interno di un contesto cameristico, Planet Nichols procede con sghembo swing mentre Planet John Lee Hooker lavora su un’idea di blues astratta, dominata dai timbri scuri del contrabbasso e del sax baritono. In Afro Asteroids Game la sorpresa è nella linea di basso che riprende pari pari quella, famosissima, della seicentesca Tarantella del Gargano: e l’accostamento è di folgorante bellezza. Il suono del QuarkTet è sempre elegante, ricco di zone d’ombra capaci di dissolversi in una sorta di pulviscolo, come nel brano eponimo, Sideralis. Stimolato dai suoi partner, Ottaviano affianca al consueto sax soprano anche il baritono, il sopranino, il contralto, cercando a ogni brano la «voce» più adatta. Un gran disco, davvero, che conferma come il jazz oggi abbia senso quando non rinuncia a esplorare l’ignoto e, insieme, a cercare l’essenziale. Esce il 5 settembre, al rientro dopo l’estate. Prenotatelo.
La rubrica «Il Discografo» va in vacanza. Dalla prossima settimana, il giornale cambierà foliazione per il periodo estivo. Ai lettori, arrivederci a settembre.