Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Biancospino» moscato di nuova generazione
Che il consumo dei vini dolci sia in una situazione di progressiva e inesorabile diminuzione è ormai un dato incontrovertibile già da molti anni. Il crollo dei consumi di questa tipologia ha portato i produttori ad affinare l’ingegno e a produrre vini con un residuo zuccherino molto ridotto, a volte quasi nullo, sperando così di conquistare nuovi consumatori. Lo sta tentando il consorzio del Moscato d’Asti, che sta introducendo il Secco, e lo stanno tentando anche altri produttori. Così da qualche anno è tutto un fiorire di vini a base moscato più o meno secchi, che cercano di intercettare il gusto soprattutto giovanile.
L’operazione non è di quelle facili, perché il vitigno aromatico è sempre stato una brutta bestia, bello da annusare ma difficile da abbinare, relegandolo spesso ad un bell’esercizio olfattivo e nulla più. Per fortuna non è così per tutti, e il moscato mostra di piacere a categorie di consumatori difficilmente raggiungibili con vini «normali». Eccovene un esempio con questo Biancospino di Casa Maschito, dai tipici odori di rosa canina a cui si aggiungono quelli di frutto della passione e di noce moscata, frutta secca: un olfatto complesso che non si smetterebbe mai di annusare e scoprire. La bocca poi amplifica le sensazioni olfattive, pur mantenendo un corpo leggero ed elegante; il fine bocca, lievemente mandorlato e supportato da discreta acidità, lo rende in fine ben piacevole.