Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Finalmente i soldi per la procreazione assistita in Puglia
La giunta Emiliano gioca d’anticipo sul governo che ancora deve fissare le tariffe E l’ente accredita sei centri: due a Bari e nel Brindisino, uno a Taranto e Bisceglie
La Regione ha fretta. Vuole che gli interventi di Pma (procreazione medicalmente assistita) vengano sostenute dal servizio sanitario. Per questo ha approvato una delibera che da un lato stanzia 800 mila euro, destinati al finanziamento degli interventi di Pma, e dall’altro accredita provvisoriamente sei centri privati. Tuttavia la delibera, pur approvata, resta congelata.
BARI La Regione ha fretta. Vuole che gli interventi di Pma (procreazione medicalmente assistita) vengano sostenute dal servizio sanitario. Per questo ha approvato una delibera che da un lato stanzia 800 mila euro (destinati al finanziamento degli interventi di Pma) e dall’altro accredita provvisoriamente sei centri privati. Tuttavia la delibera, pur approvata, resta congelata in attesa di ottenere il via libera dal Tavolo ministeriale sul Piano operativo (è la procedura di vigilanza cui è sottoposta la Regione).
La questione è contorta ma solo in apparenza. Conviene far chiarezza. Il governo, con un decreto dello scorso marzo, ha inserito la Pma nei cosiddetti Lea, i livelli essenziali di assistenza. Ossia le prestazioni sanitarie che sono a carico del servizio sanitario nazionale. Detta così sembrerebbe che non ci sia alcun problema a finanziare la Pma.
Il fatto è che nei Lea sono finite alcune specifiche metodiche di Pma e per essere liquidate dal servizio sanitario c’è bisogno che si stabilisca la relativa tariffa di rimborso. Il governo non l’ha ancora fissata. E senza tariffa non c’è possibilità che la Regione possa mettere in pagamento quelle determinate prestazioni.
In realtà, una possibilità ci saliano. rebbe: quella di pagare quella prestazione come se si trattasse di un intervento extra-Lea. Ovvero al di fuori dei Livelli essenziali di assistenza, dunque rimborsabili dalla Regione in perfetta autonomia: o facendo ricorso ai risparmi (chiamiamoli così) del fondo sanitario regionale o ricorrendo al proprio bilancio autonomo (quello non sanitario).
È più o meno quello che ha fatto la giunta di Michele Emido C’è però un particolare: la Puglia è sottoposta a piano operativo e non può decidere in totale autonomia se rimborsare una prestazione non compresa nei Lea. Può farlo solo dopo l’autorizzazione del governo. Emiliano si è portato avanti con il lavoro e ha fatto approvare la delibera, in modo da presentarsi a Roma col piano già pronto e la richiesta di via libera.
Il provvedimento conferma il contributo economico (dal Fon(Crea). sociale regionale) previsto da una legge regionale del 2013: la Regione l’aveva previsto per il sostegno alle famiglie che accedono alle tecniche di Pma. Inoltre indica la volontà di stipulare accordi contrattuali con i centri Pma privati che nel frattempo vengono «provvisoriamente accreditati». Si tratta di sei strutture: due a Bari (Santa Maria e San Luca), una a Bisceglie (Momò Fertilife), due a Brindisi (Salus e Progenia), una a Taranto A questi si aggiungono i tre centri pubblici: Conversano, Nardò e Policlinico Bari (questo è temporaneamente chiuso). Degli 800 mila euro stanziati, 100 mila sono destinati a cicli di Pma di primo livello; 700 mila a quelli completi di secondo livello. Il ragionamento vale sia per la Pma omologa (tra coniugi) che eterologa (con intervento del donatore).
Prestazioni e costi Sia l’omologa che l’eterologa inseriti nei Lea, livelli essenziali di assistenza