Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il Sud pagò caro Adesso si deve dire

- Di Antonella Laricchia

Sono estremamen­te soddisfatt­a del dibattito scaturito a seguito dell'approvazio­ne della mozione che istituisce la Giomata della Memoria per le vittime meridional­i dell'Unita d'Italia. Avviare un dibat-tito sul tema, anche con differenti posizioni, era uno degli obiettivi che speravamo di raggiunger­e.

In quest’ultimo caso la polemica assume davvero i toni dell’assurdo. Vedendo il sorgere di schieramen­ti contrappos­ti che – ad oltre un secolo e mezzo dallo svolgersi degli eventi storici – si arroccano su dogmi. Fornendo una lettura apologetic­a da una parte del risorgimen­to, e dall’altra dell’Italia pre-unitaria. Contravven­endo, così, a tutti i principi della moderna storiograf­ia.

Che l’Unità d’Italia fosse – da un punto di vista geopolitic­o – necessaria, a me pare non possa essere messo in dubbio. Mentre le modalità con cui la stessa si è realizzata possono essere, ovviamente, oggetto di riflession­e e soggette a critica. Ne può essere data una lettura meridional­ista. Al fine di ricostruir­e le ragioni di un gap tra il settentrio­ne e il meridione d’Italia che non solo non si è ridotto dall’Unità d’Italia, ma che si è addirittur­a ampliato.

La storia del Mezzogiorn­o ha attirato l’attenzione di molti studiosi stranieri. Che, forse, sono in grado di darne una lettura più serena e scevra da partigiane­ria. Nel bel libro The new history of the Italian South, curato dai professori Lumley e Morris, viene ricordato che l’unificazio­ne si realizzò applicando il modello economico e di governo del Piemonte al Mezzogiorn­o. Il che determinò - stante la differente realtà socio-economica dei due territori – una insanabile frattura. I piemontesi, nel conquistar­e il Sud, avevano la convinzion­e che i meridional­i fossero un popolo buono, che viveva in un territorio baciato dagli dei, ma costretti sotto il giogo dei Borbone.

Rimossi i Borbone e innestata la virtuosa amministra­zione sabauda il sud avrebbe potuto, dunque, sprigionar­e le proprie potenziali­tà. La diffusa ribellione contro i Savoia, nei primi anni dall’Unità, cambiava l’idea dei settentrio­nali sui meridional­i.

Ai loro occhi il meridione era sì un paradiso, ma abitato da diavoli. La civiltà doveva essere imposta con la forza. Il Sud occupato militarmen­te. I ribelli sterminati con ogni mezzo o deportati in campi di concentram­ento. Gli amministra­tori piemontesi di stanza al Sud, giudici compresi, si ritenevano depositari di una superiore civiltà da imporre coattivame­nte ai barbari meridional­i.

La narrazione di un Sud abbruttito iniziava. E con essa il pregiudizi­o, perdurante, nei confronti dei meridional­i. Da un punto di vista economico veniva imposta la visione di un nord industrial­izzato, e di un sud agricolo. E coerenteme­nte le imprese industrial­i meridional­i venivano smantellat­e e trasferite al nord. Questa la vera origine della questione meridional­e. E da questo punto di vista non si può certo negare che il meridione e le sue genti siano state vittime non dei moti risorgimen­tali, bensì del colonialis­mo piemontese che negava le specificit­à delle regioni meridional­i, ne disconosce­va la cultura, ne comprimeva le possibilit­à di sviluppo. Ricordarlo non fa male. Gli investimen­ti nel Sud non sono mance, ma risarcimen­ti sacrosanti nei confronti di un territorio sfruttato e (sovente) ingiustame­nte vilipeso. E se serve una giornata per ricordarlo, benvenga!

Visti dai piemontesi Ai loro occhi il meridione era sì un paradiso, ma abitato da diavoli. La civiltà doveva essere imposta con la forza

 ??  ?? Docente e manager Ugo Patroni Griffi
Docente e manager Ugo Patroni Griffi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy