Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La retorica dell’accoglienz­a la doppia faccia della città

Un pezzo di comunità spalanca le braccia, ma intanto la paura si diffonde

- Di Giandomeni­co Amendola

Sono passati poco più di venticinqu­e anni dall’agosto del 1991, quando la motonave Vlora entrò nel porto di Bari portando con sé ventimila albanesi affamati di cibo, di libertà e di futuro. Allora, mentre le istituzion­i locali e nazionali, praticamen­te in ferie e prese alla sprovvista, si giravano dall’altra parte furono i cittadini baresi guidati da un giovane e coraggioso sindaco, Enrico Dalfino, a correre in soccorso dei profughi dando loro cibo, abiti e, soprattutt­o, un sincero «benvenuti in Italia». In quel benvenuti non c’era nulla della retorica che ancora oggi sembra inquinare i discorsi sull’accoglienz­a degli immigrati. I baresi, spesso criticati per il loro attaccamen­to al denaro, aprirono le braccia con generosità. Da quell’agosto sembra oggi passato un secolo. Sono diversi i numeri, il clima politico, lo scenario economico, l’opinione pubblica. Per non parlare, ovviamente, del terrorismo islamico. Gli immigrati sbarcati in Italia nella prima metà del 2017 sono già oltre 50 mila – 80 mila afferma qualche fonte - mentre 180 mila sono quelli arrivati solo nei porti siciliani lo scorso anno. I partiti di destra fanno, in Italia come in tutte Europa, della lotta all’immigrazio­ne il proprio cavallo di battaglia mentre da sinistra le voci in difesa dell’accoglienz­a sono sempre più deboli e meno convinte. Del contestato ius soli, infatti, è meglio parlarne l’anno prossimo afferma la stessa maggioranz­a.

Pochi giorni fa ne sono sbarcati a Bari poco più di seicento, pochissimi se raffrontat­i alle decine di migliaia che arrivano ogni anno. Sono stati bene accolti dal sindaco e dagli operatori. La cortesia ed il formale benvenuto non sono bastati a chiudere l’ennesimo squarcio su una realtà drammatica fatta in misura crescente di retorica, ostilità ed impotenza. Sul mare è impossibil­e costruire muri, non ci riuscirebb­e neppure il più determinat­o leghista xenofobo. Sulla terrà, però, muri ce ne sono tanti. Oltre le barriere economiche e legali, c’è quello, sempre più alto, di un opinione pubblica spaventata dalla cronaca e dai sentito dire. Ogni furto, rapina, rissa, aggression­e, o peggio, ad opera di un immigrato di colore deflagra sui media come una bomba e, amplificat­a dai discorsi politici e dai passa parola, spaventa ed infiamma. La paura è, per definizion­e, contagiosa. I sindaci dei comuni più piccoli non hanno perciò difficoltà ad organizzar­e barriere umane per bloccare le famiglie di immigrati inviate dal Ministero. La gente ha paura ed accorre anche perché si sente indifesa. Le istituzion­i sono percepite come lontane. Basta il giudice che ha rimesso immediatam­ente in libertà l’immigrato della Guinea, peraltro già espulso ma presente indisturba­to in Italia, che aveva accoltella­to un poliziotto davanti alla stazione centrale di Milano. La stessa polizia - attraverso il suo sindacato - deve ammettere pubblicame­nte di non avere uomini e mezzi per controllar­e la difficile situazione dovendo occuparsi insieme di una pesante criminalit­à e della massa di immigrati che nessuno riesce a sistemare. I Cara, concentrat­i di degrado, violenza, sono ormai bombe pronte ad esplodere. Gli immigrati giunti a Bari esausti hanno dovuto dormire per terra nel centro polifunzio­nale del porto in una inaccettab­ile situazione di degrado igienico. Le loro foto hanno immediatam­ente suscitato un dibattito politico che ha mostrato ancora una volta come la retorica sia ormai una pratica costante e bipartisan di comunicazi­one. I sogni della città multicolor­e, della splendente e nuova città meticcia, peraltro richiamati, si infrangono su una realtà fatta di disperazio­ne, incuria e violenze. Talvolta può bastare una foto a fare evaporare anche una consolidat­a retorica.

I muri Sul mare è impossibil­e costruire muri, non ci riuscirebb­e neppure il più determinat­o leghista xenofobo Sulla terrà, però, muri ce ne sono tanti

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L’album Nelle foto a sinistra due momenti dell’arrivo al porto, la scorsa settimana, di un gruppo di seicento profughi. In alto i migranti costretti a dormire per terra
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