Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Motori marini, il decalogo del diportista
Manutenzione, trucchi e buone pratiche: ecco che cosa fare (e come) per tenere la barca in efficienza. I maggiori rischi, i consigli dello skipper Paolo Scarinci
Quali sono le accortezze da avere per una corretta manutenzione dei motori marini, prima di mollare gli ormeggi? Beh, spieghiamolo subito: i motori marini sono sottoposti ad uno stress maggiore rispetto a quelli terrestri perché si trovano a contatto con l’acqua salata, che è fortemente corrosiva. Ecco perché motori marini richiedono una certa attenzione rispetto a quelli per uso stradale. La prima grande differenza tra queste due tipologie di motori, riguarda il sistema di raffreddamento che è poi uno dei punti più delicati dei motori marini: nei «marini» oltre ad essere utilizzato il classico circuito sigillato, al cui interno gira il relativo liquido di raffreddamento, c’è anche una pompa di circolazione di tipo rotativo/centrifugo che preleva acqua dal mare o dal lago in cui lo scafo è immerso per immetterla nel motore e raffreddarlo. Il sistema di raffreddamento, che è sempre a contatto con la salsedine, è quindi un «sorvegliato speciale» perché i resti di una semplice busta di plastica, oppure delle parti di alga, o del materiale del genere, possono ostruire l’aspirazione di acqua fresca dal mare, non permettendo una corretta temperatura di esercizio dello stesso con danni che potrebbero essere anche seri. Per i cosiddetti fuoribordo, buona norma è farli girare in una vasca con acqua dolce appena arrivati in porto, in modo da eliminare le incrostazioni che derivano dalla presenza di acqua salata residua. Operazione da ripetersi anche alla fine della stagione estiva prima di rimessare la barca.
Ma quali sono le tipologie dei motori marini? Vengono classificati in due grandi categorie: fuoribordo ed entrobordo, che a loro volta comprendono anche gli entro-fuoribordo.
Il fuoribordo è quello più semplice. Viene montato nella parte esterna posteriore delle piccole imbarcazioni, cioè la poppa. Ci sono poi gli entrobordo che sono progettati per stare all’interno di barche sia a motore che a vela. Infine, gli entro-fuori-bordo, studiati per barche di piccole o medie dimensioni. La caratteristica di questo motore è la presenza di un piede poppiero che contiene gli ingranaggi della trasmissione e l’elica, collegata tramite giunto cardanico.
Ma i motori non sono fatti solo di parti per il loro raffreddamento. «Uno dei maggiori rischi dei motori marini a benzina - spiega Paolo Scarinci, che oltre ad essere un ex ufficiale di marina è anche perito nautico e skipper professionista di pluriennale esperienza è la formazione all’interno dei vani motore, di vapori che nelle fasi di messa in moto potrebbero causare incendi oppure esplosioni. Ecco perché – prosegue Scarinci – è necessario avere dei sistemi di ventilazione adeguati oppure arieggiare i vani motore prima di mettere in moto». Poi ci sono i serbatoi di carburante esterni oppure ingavonati. «Anche in questo caso - spiega Scarinci sono necessarie delle accortezze. Per i serbatoi esterni, è meglio che non siano troppo esposti al calore del sole in modo da evitare che la pressione al loro interno aumenti, mentre questo problema non sussiste per i serbatoi ingavonati. Invece, per escludere la formazione di condensa al loro interno - prosegue lo skipper tarantino - è opportuno che i serbatori siano completamente pieni, oppure, nel caso in cui il carburante sia presente in quantità inferiore al livello massimo, si può optare per l’utilizzo di additivi che eliminano la condensa ed evitano la formazione di micro batteri».
Navigare in sicurezza significa anche che le eliche, i timoni e i flaps siano puliti e che pezzi di cima, resti di reti, oppure altre piccole parti galleggianti non si impiglino nelle diverse appendici, causando maggiori consumi, forti vibrazioni e attriti importanti. Infine, nella parte in cui sono alloggiati i motori, oppure nelle sentine, deve esser presente un’adeguata pompa di sentina elettrica «accompagnata» da una gemella manuale, in modo da espellere eventuali infiltrazioni d’acqua in caso di necessità, consentendo il rientro in porto in sicurezza.