Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Chiediamo scusa a Noemi e Nicolina giovani vittime di un pensiero odioso e di uno Stato troppe volte distratto
nel 1945 fu picchiata, violentata e uccisa. «Era una fascista», dicono questi eroici difensori del diritto alla pedofilia ideologica ed omicida. Ci racconta di decine di denunce che restano lettera morta perché i magistrati riflettono il sentire comune, e il sentire comune dice che non si poteva prevedere il delitto di Noemi, perché «nel passato, in fondo, c’erano stati solo degli schiaffi».
Un senatore della Repubblica ricorda che l’istinto predatore è maschile, e quindi spetta alla preda nascondersi, camuffarsi, difendersi perdendo la sua libertà di essere bella, di essere donna con il sole che ti illumina il viso e il corpo. E una povera ragazza che nel 2001 denunciò i suoi stupratori, ieri li ha visti per sempre assolti in Cassazione, perché in 16 anni la «giustizia» non ha trovato il tempo per condannarli.
La cronaca ci dice che dopo ogni sopruso c’è un coro che giustifica e minimizza, ci sono premurosi parenti che relegano il gesto dei loro virgulti a «bravata» e legioni di avvocati che, mentre portano in cella coroncine di padre Pio per pentirsi meglio, disegnano strategie basate su illazioni a carico della vittima e dilatazione dei tempi delle sentenze.
Avrete sempre 15 anni, ragazze, e sarete sempre meravigliose e libere, come siete state fino all’attimo prima che contro di voi si consumasse l’ennesimo scempio.
Si chiama omicidio di Stato, ma questo per fortuna non lo saprete mai.